Gli incantatori di serpenti sono la figura più emblematica di questa triste quanto assurda storia, che, dopo 2 anni stiamo ancora vivendo.
I saperas, così chiamati in India, sono specializzati nel catturare gli esemplari delle specie più pericolose per poi farli danzare suonando il pungi, uno strumento a fiato molto simile al flauto a due canne.
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giudicate con equità gli uomini?
No! Voi commettete iniquità con il cuore,
sulla terra le vostre mani soppesano violenza.
Sono traviati i malvagi fin dal seno materno,
sono pervertiti dalla nascita i mentitori.
Sono velenosi come un serpente,
come una vipera sorda che si tura le orecchie,
che non segue la voce degli incantatori,
del mago abile nei sortilegi.
Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca,
rompi, o Signore, le zanne dei leoni.
Si dissolvano come acqua che scorre,
come erba calpestata inaridiscano.
Passino come bava di lumaca che si scioglie,
come aborto di donna non vedano il sole!
Prima che producano spine come il rovo,
siano bruciati vivi, la collera li travolga.
Il giusto godrà nel vedere la vendetta,
laverà i piedi nel sangue dei malvagi.
Gli uomini diranno: “C’è un guadagno per il giusto,
c’è un Dio che fa giustizia sulla terra!”.
Salmo 58
Con la stessa abilità dei saperas, i nostri “incantatori di serpenti” attraverso i principali canali di informazione hanno stanato il serpente dormiente nell’animo umano o se non dormiente semplicemente nascosto, camuffato in buonismo e hanno iniziato a incantarlo perché dalla cesta in cui era nascosto (l’intimo dell’animo umano) questi venisse fuori.
E fu così che l’#ANDRATUTTOBENE divenne lo slogan del lockdown, striscioni ovunque fuori alle finestre, stesi come lenzuola ai balconi, simbolo di coraggio e ottimismo e la convinzione che più ci saremmo sacrificati chiusi in casa, prima saremmo usciti da un incubo che era solo all’inizio. Purtroppo però questo sogno arcobaleno fu destinato a spegnersi in fretta perché la triste realtà soffiava sulla fiamma dell’ottimismo che cedette il passo a nevrosi e depressioni fino a concludersi, per molti, in un disperato suicidio o in ribellioni per strada placate dal TSO.
I virologi divennero le nuove stars indiscusse della TV italiana e il loro pungi, per un inaspettato gioco di parole, fu proprio quello che veniva definito vaccino, ma che in realtà è un farmaco sperimentale, testato in scala mondiale su quanti, incantati dal suono del pungi suonato con maestria, si fanno pungere il braccio ignari che da quella puntura entra il serpente velenoso, il cui veleno, continueranno a dire, salva.
Ma procediamo con calma e prestiamo attenzione ai dettagli…
E’ noto che da veleni di serpente sono stati sviluppati farmaci per la cura di alcune malattie o per la creazione di prodotti di bellezza per la pelle.
Il primo farmaco sviluppato per trattare l’ipertensione è derivato dalla tossina del veleno di una vipera brasiliana. Ma nel nostro caso, il confine tra beneficio del farmaco e maleficio è così astutamente sottile che la scelta tra i due è come sempre riposta nel libero arbitrio.
Nel voler tentare di dare a te, che hai scelto di leggermi, una più acuta interpretazione degli eventi finora vissuti e/o subiti, focalizzerò la nostra attenzione sul serpente di cui sopra e per farlo seguiremo le linee guida dateci dall’amato, a livello planetario, papa Francesco, promotore indiscusso del siero miracoloso tra i cattolici, sciogliendo ogni conflitto etico legato all’utilizzo di brandelli di feti abortiti vivi per la realizzazione di quello che conosciuto come il “miracoloso” vaccino a mRNA.
Era il 15 marzo 2016, una mattina di martedì quando papa Francesco, nella cappella della Domus Sanctae Marthae, propone la sua meditazione dal titolo “Il serpente che uccide e il serpente che salva” – facilmente reperibile tramite internet, visitando il sito del Vaticano.
E’ proprio grazie a questa summa interpretativa del sommo gesuita che potremmo, forse, comprendere meglio gli incantatori di serpenti che oggi, nella società globalista, indossano abiti senza genere e sono capaci di dire e mettere in atto dinamiche sociali in perfetta antitesi coi valori su cui si fondava la società fino all’avvento sulla terra del Covid-19.
Voglio credere che in molti, ingenui, non vi siate ancora accorti, che l’intenzione di una sconosciuta ed oscura camera di regia pare essere proprio quella di voler fare di questo virus lo spartiacque tra il vecchio mondo e il nuovo mondo, proprio come accadde con l’avvento di Gesù, che divise la Bibbia in Vecchio e Nuovo Testamento e così la storia in Ante Christum e Post Christum.
Secondo il pontefice argentino l’immagine del serpente è portatrice di un messaggio. Quale? Scopriamolo insieme…
Il serpente, ha detto papa Francesco, è il primo degli animali che viene nominato nel libro della Genesi ed è ricordato come il più astuto; ancora menzionato nel libro dei Numeri(21, 4-9) quando si narra di come nel deserto il popolo mormorasse contro Dio e contro Mosè: “Il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti, quelli mordevano la gente e un gran numero di israeliti morì”. Allora il popolo si pentì, chiese perdono e Dio ordinò a Mosè: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta. Chiunque sarà stato morso e lo guarderà resterà in vita”. Quindi, per logica, dopo 6 anni da questa sua omelia, il pontefice mette in atto ciò in cui crede e cioè che la salvezza si ottiene attraverso il serpente velenoso se questi viene innalzato (a Dio). E semmai apparisse, la mia, una illogica interpretazione, ecco che lo stesso controverso pontefice tenta di traslare la figura di questo serpente salvatore degli israeliti su Gesù innalzato sulla croce e lo fa dicendo che “Gesù si è fatto peccato” per la salvezza degli uomini, ammettendo di conseguenza, ma in modo non a tutti comprensibile, che il serpente è il peccato.
E’ bene chiarire questo passaggio, perché è in atto una battaglia decisiva tra Bene e Male e fu lo stesso allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a sentirne il peso quando, in una delle sue dirette di inizio pandemia , disse “noi non siamo il governo delle tenebre” eppure seguendo una cavalcante fantasia i famosi DPCM erano decisi sempre di notte, col favore delle tenebre…
Non bisogna essere teologi per sapere che quando Gesù parla di vita e di morte lo fa sostanzialmente in riferimento alla salvezza dell’anima. Vedere in Cristo morto in croce il serpente innalzato da Mosè significa usare la Parola in maniera ingannevole e giocare di astuzia.
In ultima analisi, secondo papa Francesco il peccato “è l’opera di Satana e Gesù vince Satana facendosi peccato” – cioè un paradosso: è come dire l’acqua santa spegne il fuoco dell’inferno facendosi fuoco dell’inferno.
Secondo questa logica, per vincere il virus devi diventare virus e quindi il siero non è antivipera, ma è per trasformarti in vipera!
Quando Dio dice a Mosè che tra quelli morsi dal serpente, soltanto quelli che lo avrebbero guardato negli occhi (quindi con l’anima) sarebbero stati salvati – vuol dire all’uomo che solo guardando e riconoscendo il peccato per cui si è morti dentro si potrà essere salvi, rinnegandolo!
La funzione salvifica del serpente, di fatto, non c’è perché da un veleno si guarisce con l’antidoto no iniettando il veleno stesso.
Gesù morto sulla croce salva perché diventa antidoto del veleno del serpente/ peccato/ virus .
“Siate candidi come colombe, ma astuti come serpenti ”. Mt 10,1
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“L’umile si avvicina alle bestie feroci, e appena il loro sguardo si fissa su di lui, la loro brutalità si placa; e si avvicinano e si uniscono a lui come al loro signore e gli fanno festa con la loro coda e leccano le sue mani e i suoi piedi. Infatti sentono che da lui esce quell’odore che emanava da Adamo prima della trasgressione del comandamento, quando si erano riuniti presso di lui ed egli aveva imposto loro i nomi, nel paradiso; quell’odore che noi abbiamo perso e che Cristo, con la sua venuta, ci ha restituito rinnovato; lui che ha reso profumato l’odore della razza degli uomini.
Se l’umile si avvicina ai rettili mortiferi, appena il tocco della sua mano raggiunge i loro corpi, egli lenisce la feroce violenza del loro veleno mortifero e li accarezza con le sue mani come se fossero cavallette.”
tratto da L’Umiltà, Isacco di Ninive (613 circa – Ninive, Mesopotamia 700)
mistico, teologo, vescovo cristiano sirio, venerato santo in tutto l’oriente cristiano.