Un viaggio “A piccole Dosi” nell’animo di un poliziotto, Davide, e nella sua profonda solitudine interiore spezzata soltanto da un’ineffabile figura di donna che da 7 anni nutre la sua anima, malgrado tutto…
Davide era un fuggiasco che aveva scelto la donna che aveva accanto da 15 anni consapevole di non amarla, la vita costruita come un alternatore di energia, un uomo che camminavetra i sassi ricordando quell’invito a cena con la musica jazz di sottofondo…
DANZA NEL VENTO
Eri già scomparso prima ancora di arrivare come un duetto improvvisato di cui ricordi ogni passo nella sala. I rintocchi mai scanditi ti riportano alla rosa dove i venti in un punto d’incontro ci resero perfetti… …e tu lo sai appena e quel che sai non te lo spieghi… Saltello su ciottoli di nuvole appena allineate forse ti raggiungo poi scappo perchè il nettare non è di sempre e va distillato come birra di miele Sposti fili di capelli dal mio viso come si fa nell’amore quando si cura e la medicina diventa premura. Forse ancora o forse mai più perchè il vento nella rosa muove l’onda e la vela.
Daniela Schiarini poesia edita in CAMERA SINGOLA CON LETTO ALLA FRANCESE – 2015
Era un’ossessione e ogni investigatore ne ha sempre una. Davide aveva lei e Lei era la sua ossessione.
Erano 3 anni ormai che ne aveva perse le traccie e non aveva altro che il suo calendario Maya tra le mani, fatto di tempi scanditi in congiunzione perfetta, ma lei aveva fatto tabula rasa dei suoi oroscopi e delle congiunzioni così che questi erano svaniti …
“Nessuna donna prima e dopo la sua Lady D era riuscita ad allineare almeno per una volta, come a cavallo delle stelle e in armonia fra loro, l’umano, l’umanità e l’uomo in lui, per condurlo da vivo in Paradiso. Accadde di notte, poco dopo aver trattenuto le lacrime per aver messo fine a una storia che era partita in sordina e poi sordo non era stato più il suo cuore. ‘ Io penso solo a te!… penso solo a te! solo a te!’ – diceva affannosamente lasciando che le sue emozioni senza briglie cavalcassero finalmente fuori da sé e poi la baciava in viso e sul collo e non osava oltre e non cercava oltre, se non di stringerla fortemente al suo petto. Era un amplesso dell’anima, era per lui un piacere mai vissuto, un idillio mai provato. Le sue mani grandi tra i capelli di lei, la sua bocca a baciare i contorni del suo viso e poi i suoi occhi, il suo naso, i suoi occhi fino al collo. Ancora le sue mani a cingerle le spalle per poi tornare a carezzarle il viso, che tratteneva come se quello di una bambina che si saluta prima di una partenza. L’umano, che usciva dalla prigione del suo corpo e parlava, baciava, la carezzava, la stringeva a sé quasi volesse squarciare il suo petto perché lei stessa vi entrasse per diventare parte di lui; L’umanità, che frantumava l’armatura del corpo e si diffondeva nell’aria respirata; L’uomo, che nel credere di perdere il controllo , in verità altro non era se non in armonia con le due precedenti, per un appagamento felice. ‘Quanto vorrei che tu capissi la grandezza di questo accaduto!’ – gli aveva detto la sua Lady D, gioiosa dopo questo meraviglioso momento di amore – … è il soffio di vita che ti dice: Destati o povero infelice!’
tratto da Camera singola con letto alla francese – 2015 capitolo 8 – La casa del caffè
E così fu che Davide perse il suo alibi … e nel mirino dell’investigatore non restò che un sorriso a consolare.
Esiste un passaggio dalla vita alla realtà, imperscrutabile in un poliziotto, ed esisteva anche nella vita di Davide e non era molto diverso da una partita a poker, ma senz’assi.
Per quanto Davide avesse provato a restare ancorato alla vita, la realtà quotidiana faceva capolino tutte le notti impedendogli di dormire… “Per salvare la vita a un investigatore basta poco” – le aveva detto – “la passione per uno sport, l’arte, l’amore di una donna…, tu”.
Dalla soffitta pieni di ricordi dimenticati alla terrazza, ove faceva mostra di sé e neppure troppo verosimilmente: per Davide il passo era breve.
L’idea del suicidio tornava spesso a fargli compagnia al punto da diventare ossessiva compagna, una stalker capace di trasformare anche il sorriso dato alla vita di un attimo prima in una disperata caduta vertiginosa nella realtà quella che lo opprimeva con le sue scadenze, anche quelle da pagare e che verosimilmente iniziava a credere di poter riscattare al prezzo della propria vita.
E’ QUESTA QUELLA CHE IO DEFINISCO LA SOLITUDINE COL DISTINTIVO perché è come un passe partout apre tutte le porte e non riesci a lasciarla fuori dalla tua vita.
” Se tu sapessi quello che ho fatto nella mia vita, non mi parleresti più” – le aveva detto apostrofando così un passato fatto di ombre senza luce, ombre da poca luce per poi diventare ombre e basta.
“Ci sono notti, e ce ne saranno ancora, in cui il tuo angelo verrà a trovarti e tu lo aspetterai e non sarai mai solo, perché sai che a quell’incontro non tarderà, per quell’incontro volerà fino a te, in quell’incontro ti donerà un piccolo frammento di Paradiso….“. Si concludeva così la mail che Lei gli aveva scritto e poi spedito di notte, dopo il loro incontro in ufficio – raccontato ne #1 L’arte della vita . Era una mano su mano che scrive senza indugio, carezzando, senza toccare, le pieghe più nascoste dell’anima, quelle da svelare…
La divisa andava tolta, con cura ricomposta e poi indossata l’indomani come dalla soffitta si passava alla terrazza… Non v’era altra alternativa per Davide che, giorno dopo giorno scivolava giù come sabbia in una clessidra.
Ci muoviamo come sfere su un abaco e quando troviamo la combinazione giusta allora facciamo i conti con noi stessi. Il pericolo latente che veglia le notti insonni di un poliziotto ha un suo nome e un suo perché…
L’hai mai vista quella soffitta piena di ricordi? “ Se non mettiamo ordine qualcuno tornerà ogni notte nella tua mente a dirti che è meglio farla finita e il disordine nella soffitta ti soffocherà” – gli disse con tono fermo e appena austero. Dai racconti avventurosi alle pieghe più sottili, dagli amori burrascosi alle solitudini più ostili… Davide guardava il suo riflesso nello specchio e ne cercava il senso mentre indossava la sua divisa con rispetto, tentando di mettere a tacere pensieri e ossessioni. “Di che fine dovrò finire?” – le chiese mentre in lontananza giungeva la eco di un vociare cittadino.
E’ definito burnout ma di fatto è un disagio di alienazione da se stessi e Davide ne era chiaramente affetto.
“Lasciami stare, sono solo un vecchio diavolo!” – continuava a ripeterle in maniera quasi compulsiva… “Io non ti abbandonerò, ma tu ti devi far aiutare, ti devi liberare di tutto il marcio che hai assorbito in tanti anni, non devi permettere che ti divori! Non voglio vederti lentamente morire…e non voglio nemmeno che tu scelga di finire. Ci sarò sempre, io ci sarò sempre, come la fatina sempre fu per Pinocchio, quindi leggimi quando ti scrivo e ogni tanto dimmi solo che stai bene.” – erano le parole ferme e accorate di chi conosce il male invisibile che lacera e deturpa un uomo, Davide, che in un luogo nascosto della sua anima aveva ancora voglia di sognare e soltanto con lei riusciva ancora a farlo.
E’ necessario tenere in vita una fiammella sotto il ceppo di legno divenuto cenere: sono molte le anime sensibili stuprate dal cinismo e dall’assenza di gesti di amore, in questo tempo che siamo chiamati a dipingere con le nostre scelte che, eroiche o no, lasceranno una traccia di noi. Laddove ovunque Davide vedeva porte chiuse dagli affetti, dai colleghi per i quali un minimo cenno di cedimento era visto e raccontato alle sue spalle come debolezza sulla quale scambiare qualche pettegolezzo, allo stesso modo la vita, seppur buia e bastarda, faceva entrare spiragli di luce che dovevano essere seguiti se voleva mettere ordine nella sua soffitta…
Davide è un uomo tormentato e accompagneremo i suoi pensieri più intimi, quelli che rimbalzano nella sua mente e che avrebbero già risolto ogni conflitto con uno sparo se a tentare di sciogliere i suoi nodi non ci fosse stata Lei, se a tenere viva la fiammella della vita non ci fosse stata Lei…
“Non sei solo Davide! Adesso ci sono io! Leggimi… portami tra le pieghe della tua anima assetata di riposo. Mi troverai qui.” – gli sussurrò con voce angelica e fu un amorevole colpo al cuore che ripara e cura.
Mentre la vita scandisce le sue ore definita da turni di lavoro stressanti, sfiancanti, qualche volta anche gratificanti come può esserlo il piacere di bere un calice di Lambrusco in compagnia, si fa strada in un poliziotto un mondo sconosciuto che spesso fonde la realtà con l’irrealtà e non trova traduttore capace di farne lettura degna. Così mandi giù il disagio e la sofferenza che questa vita affonda nell’altra, quella delle gioie che, anche se poche, scaldano il cuore sottotono perché non si faccia rumore.
Lo guardavo seduto alla sua scrivania avvolto in una nuvola di fumo al punto che mi riusciva difficile quasi tratteggiarne i lineamenti. Come da incanto, quel fumo della sua sigaretta sembrò iniziare a danzare nell’aria con quello del mio caffè forse per dipingere forme e sfumature. “Manca solo l’incenso!” – gli dissi sorridendo per spezzare quell’innaturale silenzio. “Eh sì” – rispose Davide con voce appena sussurrata. La danza del fumo nell’aria era finita e speravo che, dissoltosi, questi portasse via pure i suoi pensieri che avevo visti tutti in quel tono di voce appena sussurrato.
La giacca della divisa gli andava un po’ stretta, il corpo cambia e spesso non lo si accetta, ma i suoi occhi erano sempre quelli di quando dentro ci vidi un ragazzo carico di sogni che aveva dovuto abbandonare sul ciglio di una strada quel che era per diventare quel che la strada inevitabilmente trasforma. “Mi fa piacere rivederti, sei sempre bella e io sempre più incasinato…” – tentò di dirmi accennando un sorriso. Gli ricambiai il sorriso, era l’unica cosa di me che non gli avevo mai negato… Seduta di fronte a lui, alla sua scrivania, tesi la mia mano sinistra per raggiungere la sua, ferma su una pila di documenti e allora Davide, che non mi aveva ancora guardata dritta negli occhi, alzò lo sguardo e mi disse: “A te non c’è stato mai bisogno di dire nulla…hai sempre capito tutto di me…” “E’ vero, ho sempre scoperto quel che dovevo sapere, per esserti vicina” – gli dissi in quel fermo immagine di mani. “Sapere che ci sei mi fa sentire meno solo” …
La notte di quel giorno Davide ricevette questo messaggio da lei: “Ci sono notti solitarie come questa, notti assurde dove la vita si gioca ai dadi, dove il cuore crede di non avere più battiti da poter pulsare, perché troppi ne ha scanditi nel vortice del dolore… eppure quando tutto sembra perduto, all’orizzonte compare un angelo, che non ha ali, se non quelle dell’anima sua, che planano nel gioco della fantasia. Ci sono notti in cui l’unica vera compagna è la solitudine e siamo talmente soli, che l’abbracciamo per avvertire una flebile tenerezza… …è in queste notti che un angelo appare accanto a te e tu lo vedi, ne scorgi il sorriso e ne conservi il segreto, unico patto affinché lui ritorni. Ci sono notti in cui pensi di non essere un eroe, ma di essere piccolo e impaurito, tremante per il freddo che quella solitudine ti ha lasciato, dopo che l’hai abbracciata… … in quelle notti arriva da te un angelo, si avvicina e già solo il suo sguardo è capace di rasserenarti… ti prende le mani e tu inizi ad avvertire calore……” […]