Veronica, la spada che terrorizza i demoni

“Un uomo che a 33 anni stravolge la sua vita quando poteva continuare a fare il falegname, vivere a Nazareth con la madre come aveva fatto per tutti quegli anni senza dover arrivare alla morte in croce… […] Eh Gesù… Gesù..lo sai che anche la mia vita a 33 anni è cambiata totalmente? Ma cosa posso annunciare io? – iniziava a pensare ad alta voce. […]
Perché tanti dopo duemila anni ti cercano ancora Gesù?
Tu lo sai che io ho sofferto e soffro le pene dell’inferno?
Come può esserci un progetto d’Amore dietro la sofferenza, me lo spieghi?
Perché i bambini innocenti devono subire abusi e violenze da spettri senz’anima?

Perché tante donne straziate fino alla morte dal disamore di uomini che dicevano di amarle? Perché chi ti incontra nel cuore dice che ha incontrato la salvezza e io resto una povera disgraziata? Dove sei tu quando arrivano gli attacchi di panico e la fame d’aria e temo che i soldi non mi bastino e non so quale futuro potrò dare ai miei figli? … Do – ve se-i.

Come un grido dell’anima che riecheggiava nel deserto, ma da voce d’anima senza sesso, così Veronica innalzava la sua disperazione irrisolta, quella che le graffiava la gola per la rabbia.

Se io soffro nel mio quotidiano, Gesù, ma poi tu torni nelle mie mille congetture e negli incastri di eventi che come puzzle compongono quel che dai miei 33 anni ad oggi io sto vivendo, allora io vengo a vederti: ti chiedevo dove sei e stanotte ho sognato il luogo nel quale devo venire per incontrarti! Verrò…”
[…] Veronica partì verso un luogo di montagna, quello tra gli appennini abruzzesi che gli era stato suggerito in sogno e che scoprì essere una delle tappe dell’apostolo Tommaso, colui che del Maestro risorto e tornato tra i suoi durante la sua assenza disse ‘Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò’.

Lei come San Tommaso.

Con quale spirito Veronica andava dal Cristo il cui volto è impresso sul bisso se non assalita dalle sue ansie e dalle sue paure e da quella rabbia spesso incontenibile fino a farle male, che le faceva rifiutare l’idea che pur rispettando l’amore, questi non era stato che sofferenza e schiavitù nella sua vita?

Nel tempo del suo viaggio in autobus, mentre lo sguardo si perdeva nel verde delle montagne a capolino col cielo e qualche nuvola spazzata via da un inatteso refrigerio di fine estate io, narratrice custode di questi segreti, vi condurrò.

Siamo costantemente chiamati a noi stessi da un irrefrenabile desiderio di giungere a quella che predoni alchimisti definivano ‘isola pura’, quel luogo che per gli antichi egizi era il neter e che per nobili cavalieri era il Sacro Grall. Quanti rifiutano questo necessario ritorno al soffio che diede loro vita rifiutano se stessi e il fine ultimo della vita che è incontrare il divino che è in noi e in qualche modo sono destinati a spegnersi in una sorta di masochismo che li divorerà in eterno.
In tanti intraprendono questo viaggio interiore, ma solo ed esclusivamente perchè come gli alchimisti vogliono raggiungere il divino in sé per sentirsi Il Divino e allora sono destinati a perdersi nella follia dell’indicibile, delle suggestioni e delle ossessioni.

Veronica era partita da Napoli con un’unica certezza: aveva in sé quell’umiltà di chi già sa di essere solo un granello di sale nella terra, ma la determinazione di chi però la terra vuole nutrirla.
Con questo entusiasmo Veronica giunse a Manoppello la mattina del 24 agosto 2015.

da I GIORNI DEL SALE – 2016
di Daniela Schiarini

In foto Daniela Schiarini presso la Basilica del Volto Santo a Manoppello – Abruzzo
Agosto 2015

Oggi, nel giorno in cui si festeggia Santa Veronica Giuliani riporto questo estrapolato dal mio terzo libro, ricordando che quando scelsi il nome per la protagonista nulla sapevo, o quasi, del mondo che mi si sarebbe svelato…

” Venite tutte, o creature insensate, venite,
amate il sommo bene:
venite, peccatori,
convertitevi a Dio.
Esso è somma carità,
è infinita la sua misericordia:

lasciate di offenderlo,
tornate a Dio.
Esso è tutto amore;
vi darà il medesimo suo amore,
acciò l’amiate.
Vedete!
Come fa con me,
farà anche con voi;
venite tutti.”


Santa Veronica Giuliani


4 – L’alibi nel mirino

Era un’ossessione e ogni investigatore ne ha sempre una.
Davide aveva lei e Lei era la sua ossessione.

Erano 3 anni ormai che ne aveva perse le traccie e non aveva altro che il suo calendario Maya tra le mani, fatto di tempi scanditi in congiunzione perfetta, ma lei aveva fatto tabula rasa dei suoi oroscopi e delle congiunzioni così che questi erano svaniti …

Nessuna donna prima e dopo la sua Lady D era riuscita ad allineare almeno per una volta, come a cavallo delle stelle e in armonia fra loro, l’umano, l’umanità e l’uomo in lui, per condurlo da vivo in Paradiso.
Accadde di notte, poco dopo aver trattenuto le lacrime per aver messo fine a una storia che era partita in sordina e poi sordo non era stato più il suo cuore.
‘ Io penso solo a te!… penso solo a te! solo a te!’ – diceva affannosamente lasciando che le sue emozioni senza briglie cavalcassero finalmente fuori da sé e poi la baciava in viso e sul collo e non osava oltre e non cercava oltre, se non di stringerla fortemente al suo petto. Era un amplesso dell’anima, era per lui un piacere mai vissuto, un idillio mai provato.
Le sue mani grandi tra i capelli di lei, la sua bocca a baciare i contorni del suo viso e poi i suoi occhi, il suo naso, i suoi occhi fino al collo. Ancora le sue mani a cingerle le spalle per poi tornare a carezzarle il viso, che tratteneva come se quello di una bambina che si saluta prima di una partenza.
L’umano, che usciva dalla prigione del suo corpo e parlava, baciava, la carezzava, la stringeva a sé quasi volesse squarciare il suo petto perché lei stessa vi entrasse per diventare parte di lui;
L’umanità, che frantumava l’armatura del corpo e si diffondeva nell’aria respirata;
L’uomo, che nel credere di perdere il controllo , in verità altro non era se non in armonia con le due precedenti, per un appagamento felice.
‘Quanto vorrei che tu capissi la grandezza di questo accaduto!’ – gli aveva detto la sua Lady D, gioiosa dopo questo meraviglioso momento di amore – … è il soffio di vita che ti dice: Destati o povero infelice!’


tratto da Camera singola con letto alla francese – 2015
capitolo 8 – La casa del caffè

“Le…ali”

Non permettere…

… che altre braccia
mi stringano
che altra bocca
mi baci
che altro respiro
mi sfiori…

Concedi
a questa nostra
combinazione
di corpi
il soffio maestrale
che spezza
il sigillo
dell’Addio.

Daniela Schiarini

[tutti i diritti riservati]

E così fu che Davide perse il suo alibi … e nel mirino dell’investigatore non restò che un sorriso a consolare.

Daniela Schiarini

Continuerà…

3- La solitudine col distintivo

lei abbraccia lui stringendolo al suo petto

Esiste un passaggio dalla vita alla realtà, imperscrutabile in un poliziotto, ed esisteva anche nella vita di Davide e non era molto diverso da una partita a poker, ma senz’assi.

Per quanto Davide avesse provato a restare ancorato alla vita, la realtà quotidiana faceva capolino tutte le notti impedendogli di dormire…
“Per salvare la vita a un investigatore basta poco” – le aveva detto – “la passione per uno sport, l’arte, l’amore di una donna…, tu”.

Dalla soffitta pieni di ricordi dimenticati alla terrazza, ove faceva mostra di sé e neppure troppo verosimilmente: per Davide il passo era breve.

L’idea del suicidio tornava spesso a fargli compagnia al punto da diventare ossessiva compagna, una stalker capace di trasformare anche il sorriso dato alla vita di un attimo prima in una disperata caduta vertiginosa nella realtà quella che lo opprimeva con le sue scadenze, anche quelle da pagare e che verosimilmente iniziava a credere di poter riscattare al prezzo della propria vita.

E’ QUESTA QUELLA CHE IO DEFINISCO LA SOLITUDINE COL DISTINTIVO perché è come un passe partout apre tutte le porte e non riesci a lasciarla fuori dalla tua vita.

” Se tu sapessi quello che ho fatto nella mia vita, non mi parleresti più” – le aveva detto apostrofando così un passato fatto di ombre senza luce, ombre da poca luce per poi diventare ombre e basta.

Ci sono notti, e ce ne saranno ancora, in cui il tuo angelo verrà a trovarti e tu lo aspetterai e non sarai mai solo, perché sai che a quell’incontro non tarderà, per quell’incontro volerà fino a te, in quell’incontro ti donerà un piccolo frammento di Paradiso….“.
Si concludeva così la mail che Lei gli aveva scritto e poi spedito di notte, dopo il loro incontro in ufficio – raccontato ne #1 L’arte della vita .
Era una mano su mano che scrive senza indugio, carezzando, senza toccare, le pieghe più nascoste dell’anima, quelle da svelare…

La divisa andava tolta, con cura ricomposta e poi indossata l’indomani come dalla soffitta si passava alla terrazza… Non v’era altra alternativa per Davide che, giorno dopo giorno scivolava giù come sabbia in una clessidra.

*continuerà…

Daniela Schiarini

“Sinestesia”

Fermenta
il mosto fermenta
ed il mostro va via
dalla tua mente
dalla mia.

Annega.

Tu anneghi nell’alcool nobile
e i rassetto i gradi
prima che diventino gradini.

Daniela Schiarini

13 Sant’Antonio da Padova, il guerriero di Dio.

da CAMERA SINGOLA CON LETTO ALLA FRANCESE, 2015
– ultimo capitolo, il numero 13 “La grotta dei turchi”

Era bello per Dora sentirsi esploratrice di se stessa seguendo le tracce che Antonio lasciava nella sua vita ormai da un anno.

Padova l’accoglieva nel suo clima migliore: soleggiato e appena fresco, libero dalla morsa di umidità che l’aveva attanagliata nei giorni precedenti e si respirava nell’aria i profumi del mosto che annunciava vendemmie anticipate.

Era giunta là dove voleva arrivare e raccoglieva simbolicamente l’ultima briciola di pane come piccola Gretel nel bosco prima di alzare lo sguardo e trovarsi innanzi l’imponente basilica di Sant’Antonio, quando l’emozione la colse fino alle lacrime.
La fila di fedeli in visita al Santo era lunghissima e molti erano bambini e anziani disabili in carrozzella, molti erano gli ammalati nel corpo e nello spirito che cercavano in Antonio, a distanza di 800 anni dalla sua morte, la forza taumaturgica che ancora nei secoli compiva miracoli.

L’anima sua volteggiava tra gli angeli in alto alla cupola dipinta a cielo stellato e il senso di inenarrabile leggerezza che Dora avvertiva faceva svanire il tempo, che si posava delicatamente su tutti i presenti per carezzare in fila la pietra nera del sepolcro che custodiva le sante spoglie di quell’uomo di Lisbona che seppe dire Sì all’Amore anche quando amare è difficile.
E poi la sua lingua incorrotta nel reliquiario come eco di parole che continueranno a rimbalzare nel tempo.

Invidia, orgoglio, il vuoto… non sono casa per l’anima che accoglie la speranza, ma sono camere buie, nelle quali innumerevoli anime scelgono di restare.

“Testimoniate l’Amore che vive nel vostro cuore e sia dono gratuito ad altri cuori e a quelli impietriti lasciate un vostro sorriso come segno incancellabile della presenza del Divino nella vostra vita!”
Questo era il messaggio che Dora sentiva dettato al suo cuore da Antonio e, carica di questa passione, sarebbe tornata a Parvenza per svelare il segreto che sentiva celarsi nella Grotta dei turchi.
*continua sul testo cartaceo.

Daniela Schiairni

Grazie per aver viaggiato con me…

2- Confessioni Poliziesche

Ci muoviamo come sfere su un abaco e quando troviamo la combinazione giusta allora facciamo i conti con noi stessi.
Il pericolo latente che veglia le notti insonni di un poliziotto ha un suo nome e un suo perché…

L’hai mai vista quella soffitta piena di ricordi?
“ Se non mettiamo ordine qualcuno tornerà ogni notte nella tua mente a dirti che è meglio farla finita e il disordine nella soffitta ti soffocherà” – gli disse con tono fermo e appena austero.
Dai racconti avventurosi alle pieghe più sottili, dagli amori burrascosi alle solitudini più ostili… Davide guardava il suo riflesso nello specchio e ne cercava il senso mentre indossava la sua divisa con rispetto, tentando di mettere a tacere pensieri e ossessioni.
“Di che fine dovrò finire?” – le chiese mentre in lontananza giungeva la eco di un vociare cittadino.

E’ definito burnout ma di fatto è un disagio di alienazione da se stessi e Davide ne era chiaramente affetto.

“Lasciami stare, sono solo un vecchio diavolo!” – continuava a ripeterle in maniera quasi compulsiva…
“Io non ti abbandonerò, ma tu ti devi far aiutare, ti devi liberare di tutto il marcio che hai assorbito in tanti anni, non devi permettere che ti divori! Non voglio vederti lentamente morire…e non voglio nemmeno che tu scelga di finire. Ci sarò sempre, io ci sarò sempre, come la fatina sempre fu per Pinocchio, quindi leggimi quando ti scrivo e ogni tanto dimmi solo che stai bene.” – erano le parole ferme e accorate di chi conosce il male invisibile che lacera e deturpa un uomo, Davide, che in un luogo nascosto della sua anima aveva ancora voglia di sognare e soltanto con lei riusciva ancora a farlo.

“Il bacio” di Klimt

E’ necessario tenere in vita una fiammella sotto il ceppo di legno divenuto cenere: sono molte le anime sensibili stuprate dal cinismo e dall’assenza di gesti di amore, in questo tempo che siamo chiamati a dipingere con le nostre scelte che, eroiche o no, lasceranno una traccia di noi.
Laddove ovunque Davide vedeva porte chiuse dagli affetti, dai colleghi per i quali un minimo cenno di cedimento era visto e raccontato alle sue spalle come debolezza sulla quale scambiare qualche pettegolezzo, allo stesso modo la vita, seppur buia e bastarda, faceva entrare spiragli di luce che dovevano essere seguiti se voleva mettere ordine nella sua soffitta…

Davide è un uomo tormentato e accompagneremo i suoi pensieri più intimi, quelli che rimbalzano nella sua mente e che avrebbero già risolto ogni conflitto con uno sparo se a tentare di sciogliere i suoi nodi non ci fosse stata Lei, se a tenere viva la fiammella della vita non ci fosse stata Lei…

“Non sei solo Davide! Adesso ci sono io! Leggimi… portami tra le pieghe della tua anima assetata di riposo. Mi troverai qui.” – gli sussurrò con voce angelica e fu un amorevole colpo al cuore che ripara e cura.

Daniela Schiarini

*continuerà…

1 – L’arte della vita

Mentre la vita scandisce le sue ore definita da turni di lavoro stressanti, sfiancanti, qualche volta anche gratificanti come può esserlo il piacere di bere un calice di Lambrusco in compagnia, si fa strada in un poliziotto un mondo sconosciuto che spesso fonde la realtà con l’irrealtà e non trova traduttore capace di farne lettura degna. Così mandi giù il disagio e la sofferenza che questa vita affonda nell’altra, quella delle gioie che, anche se poche, scaldano il cuore sottotono perché non si faccia rumore.

Lo guardavo seduto alla sua scrivania avvolto in una nuvola di fumo al punto che mi riusciva difficile quasi tratteggiarne i lineamenti. Come da incanto, quel fumo della sua sigaretta sembrò iniziare a danzare nell’aria con quello del mio caffè forse per dipingere forme e sfumature.
“Manca solo l’incenso!” – gli dissi sorridendo per spezzare quell’innaturale silenzio.
“Eh sì” – rispose Davide con voce appena sussurrata.
La danza del fumo nell’aria era finita e speravo che, dissoltosi, questi portasse via pure i suoi pensieri che avevo visti tutti in quel tono di voce appena sussurrato.

La giacca della divisa gli andava un po’ stretta, il corpo cambia e spesso non lo si accetta, ma i suoi occhi erano sempre quelli di quando dentro ci vidi un ragazzo carico di sogni che aveva dovuto abbandonare sul ciglio di una strada quel che era per diventare quel che la strada inevitabilmente trasforma.
“Mi fa piacere rivederti, sei sempre bella e io sempre più incasinato…” – tentò di dirmi accennando un sorriso. Gli ricambiai il sorriso, era l’unica cosa di me che non gli avevo mai negato…
Seduta di fronte a lui, alla sua scrivania, tesi la mia mano sinistra per raggiungere la sua, ferma su una pila di documenti e allora Davide, che non mi aveva ancora guardata dritta negli occhi, alzò lo sguardo e mi disse: “A te non c’è stato mai bisogno di dire nulla…hai sempre capito tutto di me…”
“E’ vero, ho sempre scoperto quel che dovevo sapere, per esserti vicina”  – gli dissi in quel fermo immagine di mani.
“Sapere che ci sei mi fa sentire meno solo” …

L’abbraccio
di Klimt

La notte di quel giorno Davide ricevette questo messaggio da lei:
“Ci sono notti solitarie come questa, notti assurde dove la vita si gioca ai dadi, dove il cuore crede di non avere più battiti da poter pulsare, perché troppi ne ha scanditi nel vortice del dolore… eppure quando tutto sembra perduto, all’orizzonte compare un angelo, che non ha ali, se non quelle dell’anima sua, che planano nel gioco della fantasia.
Ci sono notti in cui l’unica vera compagna è la solitudine e siamo talmente soli, che l’abbracciamo per avvertire una flebile tenerezza…
…è in queste notti che un angelo appare accanto a te e tu lo vedi, ne scorgi il sorriso e ne conservi il segreto, unico patto affinché lui ritorni.
Ci sono notti in cui pensi di non essere un eroe, ma di essere piccolo e impaurito, tremante per il freddo che quella solitudine ti ha lasciato, dopo che l’hai abbracciata…
… in quelle notti arriva da te un angelo, si avvicina e già solo il suo sguardo è capace di rasserenarti… ti prende le mani e tu inizi ad avvertire calore……”  […]

Daniela Schiarini

*continuerà…

Facebook e l’@more

Il 2 giugno scorso è stato il mio compleanno e alle 00.00 ho pubblicato un post di “tanti auguri a me” … Ebbene è stata un’escalation di @amore che è andata a riempire il vuoto lasciato da chi, sul cammino della vita, ha preferito allontanarsi da me…per invidia, perfidia, per fede.

Contemporaneamente un nuovo algoritmo stava per travolgermi, come già accadde 3 anni fa, ma stavolta non arrivavano pervertiti di diverso tipo al fine di coinvolgermi in orge virtuali delle peggiori specie, ma gli “innamorati di Gesù” …e tra veri e fasulli risuonava in me la certezza che la marea aveva riempito la mia rete come quella dell’apostolo Pietro quando il Maestro disse “Vi farò pescatori di uomini”.

Ho avuto la prova di quanto in questi anni sia stato prezioso il ricamo di amicizia e di lealtà che in Facebook abbiamo realizzato, soprattutto attraverso l’Arte della Bellezza e di quanto io sia riuscita davvero a “fare rete” per l’anima che rischia di cadere o già è caduta nella rete- quella cattiva del web…quella fatta di dipendenze e perversioni che offuscano la vista e corrompono i passi di chi vuole percorrere la via del Bene.
Tanti amici, anche chi non sentivo da anni, mi hanno pregiato di un pensiero, un attenzione, un attestato di stima e affetto immutati nel tempo: Mi avete riempito di gioia. GRAZIE ! Significa che ho lasciato un bel ricordo.
La mia è un piccola grande Famiglia Facebook ove si aggiunge un posto a tavola per tutti e chiunque può decidere di andar via in qualunque momento perché è l’Amore che muove tutto questo ->
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10213613458691238&set=a.10200791162821855&type=3&theater

Un pensiero desidero esprimerlo per chi mi ha amata in senso platonico e virtuale con la Poesia, con la Musica, con la sua semplicità, nella malattia da un letto di ospedale o nella solitudine di casa spezzata da questo Facebook – anime che da qualche anno non ci sono più a digitare, ma certamente dal cielo continuano a vegliare su di me…e su questa meravigliosa catena di @amore che li ha scaldati negli ultimi anni della loro vita…
Ditemi pure che sono naif!

Non ho smesso mai di credere nell’ @more, malgrado tutto…
Daniela Schiarini

Un’artigiana del cuore

Ovunque – diventa il luogo dell’innocenza e del martirio.

Eppure – senza troppi sbalzi di umore, il mondo che vediamo ci arricchisce con le sue variegate bellezze….

…e Poi – incontriamo balordi/e con l’intenzione meschina di depredare le nostre ricchezze per lasciare ciò che nel cuore fa solo male.

“Io non credo se non vedo!” – potrà urlare la folla…
Eppure il fato insegna che chi credeva ha visto per poi veder svanito l’amore nel quale non ha creduto più.

Alle mie spalle ho il mare e accenno un sorriso mentre il mio sguardo guarda lontano. I capelli sono carezzati dal vento
Insieme si può essere un Noi, se non si toglie la “i”
(in troppi oggi tolgono quella “i”)
Daniela Schiarini

Brami una mia carezza sul tuo viso stanco…
Ricordi quando ti massaggiavo le tempie e tu, privato della tua follia, vedevi la piazza svuotarsi?
Dov’è custodito il ricordo di quel gesto di amore che non dava piacere, ma benessere al cuore? Lo conservi ancora? Ne hai compreso il valore?

La cura…

Il silenzio risponde a tante domande,
L’indifferenza cancella i punti interrogativi.

Daniela Schiarini

La spada: io,Kafka e …

“…E anche a te una spada trafiggerà l’anima”
(Luca, 2, 35)

Quando una spada ti trafigge l’anima importa conservare l’occhio calmo, non perdere sangue, accogliere la freddezza della spada con la freddezza della pietra. Attraverso quella trafittura, dopo quella trafittura, diventare invulnerabile.”
Franz Kafka

Nessuna impresa risulta più ardua, a mio avviso, di quella che un cristiano fa nel suo cammino di fede per l’elevazione della sua anima, concepita dal soffio di Dio e imprigionata nel corpo, ivi soggetta a una convivenza nella quale, spesso, la voce che si mette a tacere è sempre quella del Creatore che vuole redimerci per dar rumore a distrazioni che, una volta svanite, lasciano il nulla.

Quando l’uomo giusto Simeone disse a Maria che suo figlio Gesù era nato “per svelare i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” vuol dire a tutti noi che non v’è cammino spirituale nel quale sia possibile eludere la sofferenza, che è compartecipazione ai dolori della Madre e del Figlio di Dio che è Egli stesso Dio.

Ecco perché al nemico satana fa gola colpire le anime in cammino verso la Luce e spesso utilizza le illusioni dell’amore per ferire mortalmente e arrestarne il cammino.
Inutile fingere: siamo in pochi i sopravvissuti in questo tempo, coloro che credono ancora che chi ti carezza dolcemente le gote non nasconda un coltello pronto a ferirti per ubbidire al suo padrone maligno.

Inizia oggi il mese della Madre Celeste che a quell’avviso di Simeone nel quale seppe che suo figlio Gesù avrebbe sofferto, e così lei, non rinnegò il suo Sì a Dio.
Oggi è anche il giorno del suo sposo Giuseppe, che amorevolmente si fece custode di quello scrigno divino che è la Sacra Famiglia.
Dobbiamo camminare insieme a loro, chiederne riparo durante le angosce, nutrirci alla loro tavola e sul loro esempio offrire la stessa ospitalità anche se questa verrà offesa.

Ancora Kafka interviene:
“I genitori che si aspettano riconoscenza dai figli (e ce ne sono che addirittura la pretendono) sono come quegli usurai che rischiano volentieri il capitale per incassare gli interessi.”
Quanti figli e figlie sono intrappolati da usurai, messi al mondo per subire violenze, mortificazioni, per essere prigionieri . Come perfetti aguzzini questi imperfetti genitori generano prole non per amore ma per odio, come patto di sangue col padrone oscuro e così questi figli, sventurati e inconsapevoli, vivono senza sapere di avere una catena legata al collo e se ne accorgono sol quando, incontrato l’amore lo calpestano senza pietà per distruggere l’unica fonte di Bene che li avesse mai trattati con dignità.

Dio chiederà loro: Perché hai rifiutato Colui che poteva spezzare le tue catene e hai scelto di essere cattivo/a come tua/o madre/padre?
– Quando sei venuto Dio?
Dio risponderà: Ero in quel sorriso, in quel perdono, in quella carezza, nei tuoi figli, in tua moglie, in tuo marito, in quella donna che ti voleva insegnare a pregare, in quell’uomo che sapeva aspettare senza brama di sesso… Poi, disprezzato da te, sono andato via.

Possiamo crescere interiormente questo mese se miriamo lo sguardo a chi non solo ha detto sì a Dio, ma ne ha accettato anche le conseguenze, perché sia la Divina Volontà a esprimersi attraverso ognuno di noi e possano le catene spezzarsi col coraggio che solo la fiducia in Dio può dare.

E quando il conflitto sembrerà insanabile è allora il momento di silenziare.
“Non è necessario che tu esca da casa. Rimani al tavolo e ascolta.
Non ascoltare neppure, aspetta soltanto. Non aspettare neppure, resta in perfetto silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per essere smascherato, non ne può fare a meno, estasiato si torcerà davanti a te.”
Franz Kafka

“Io vivo fra due mondi…è per questo che nella vita le cose mi restano un pochino difficili”
Franz Kafka

PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
ALLA MADONNA DEL DIVINO AMORE

Salve, o Madre, Regina del mondo.

Tu sei la Madre del bell’Amore,
Tu sei la Madre di Gesù fonte di ogni grazia,
il profumo di ogni virtù,
lo specchio di ogni purezza.
Tu sei gioia nel pianto,
vittoria nella battaglia, speranza nella morte.
Quale dolce sapore il tuo nome nella nostra bocca,
quale soave armonia nelle nostre orecchie,
quale ebbrezza nel nostro cuore!
Tu sei la felicità dei sofferenti,
la corona dei martiri,
la bellezza delle vergini.
Ti supplichiamo, guidaci dopo questo esilio
al possesso del tuo Figlio, Gesù.
Amen.

(Visita al santuari della Madonna del Divino Amore 1 maggio 1979)

10 anni di LADY

Stamattina la bussola dei miei ricordi di Facebook indica
10 anni fa di “Dany For You”
https://www.facebook.com/daniela.schiarini/videos/1155610710897/

E credo che questa storia, mai raccontata, meriti la vostra attenzione.

Non navigavo acque tranquille a quel tempo, tutt’altro ero prossima ad annegare e mi sentivo ai limiti della disperazione: combattevo una battaglia contro il nemico che stava divorando tutto il mio mondo o, almeno, quello che credevo tale e per la salvezza del quale mi sarei fatta dilaniare pur di non cedere e vederlo scomparire.


Ma Dio aveva altri progetti…

Fu per questo che sul mio sentiero, tr@ Schermo & Anim@, mi fece incontrare un angelo e quest’angelo sentiva il mio dolore come io sentivo il suo, eravamo due vite di sconosciuti che si parlavano nella musica e nella poesia; il suo viso lo intravedevo appena in una immagine alla consolle, il mio si nascondeva dietro quello di personaggi animati nei cartoni.

Nessuna malizia, solo una mano tesa tra le onde che mi stavano portando a fondo!

Fu lui a darmi questo nome: Lady
E ricordo perfettamente la sua voce scritta e immaginata che mi chiamava nel buio: Lady non ti arrendere! Prendi la mia mano Lady! Sei luce Lady! – ma le tenebre erano a un passo da me e sarebbe stato più facile lasciarmi andare a fondo, perché non avevo più forza per combattere.

Il nemico pregustava la vittoria.

Così arrivò Dany For You sulla mia pagina facebook, fu come un defibrillatore dritto all’anima: più l’ascoltavo più sentivo energia rigenerarsi in me e l’immagine…oooh…quell’immagine profetica della Luce che nel cielo si fa spazio tra le nuvole scure e raggiunge la figura solitaria di chi ancora si nutre di speranza e crede che dall’alto arriverà il soccorso.

Le tenebre iniziarono a indietreggiare e quello stesso bagliore di speranza che si vede nel video realizzato da quest’angelo sconosciuto, io lo vedevo farsi spazio dentro me perché, anche se ancora non vedevo alcuna via di salvezza, io ero certa che mi sarei salvata.

E fu così che nacqui a nuova vita.
E fu così che nacque Lady.
E questa sono io e questa è Lady oggi, dopo 10 anni.

Cero Gen,
io ti chiamo ancora così,
questa dedica è per te, che non ho ringraziato mai abbastanza per il Bene che sei riuscito a darmi attraverso una tastiera in quel tempo in cui credevo di morire; tutt’altro mi sono sentita poi abbandonata e non riuscivo ancora a trovare la mia strada, ma tu tornavi solo per dirmi: la stai percorrendo già!

Per vivere il tempo siamo obbligati a credere nel tempo anche se per le anime il tempo e lo spazio non esistono.

Daniela Schiarini