Bruno Contrada, poesia di una chiacchierata.

La sera di domenica 16 ottobre 2022 ero a Treglia, una piccola frazione del comune di Ponteleone nella provincia di Caserta e sotto un cielo stellato, avvolta dal profumo delle caldarroste, un tizio mi riempiva nu cuop di castagne.
Era la sagra dell’Ufarella.
I miei pensieri andavano ovunque e non sempre nella direzione giusta, così li posai sul fumo delle caldarroste per farli danzare un po’…
Capita anche alla formica operaia che porta oltre 50 volte il suo peso di credere di non essere abbastanza forte, ebbene quella sera mi sentivo così e, circondata da castagni secolari, cercavo un riccio di castagna dentro cui riposare e mai avrei pensato che il pomeriggio del giorno successivo ed esattamente alle ore 16 avrei composto un numero di telefono, atteso cinque squilli col cuore carico di emozione, per poi sentire la voce calda, profonda, roca di Bruno Contrada dirmi ” Pronto…”

Sì lui, già funzionario della Polizia di Stato e dei Servizi di Informazione e Sicurezza, ma per me, in quel preciso istante, era l’uomo di cui, a dire il vero, poco sapevo se non per mera cronaca di cui mi ero interessata perché ne aveva scritto a suo sostegno la mia amica giornalista Marina Salvadore nel suo libro “Terronia Felix”. Visto il mio interesse per quell’uomo di 91 anni che mi appariva come un monolite impossibile da scalfire, era stata proprio lei a invitarmi a chiamarlo, certa che ne sarebbe scaturita una bella chiacchierata.
E così fu … E fu così che dalla sagra dell’Ufarella più che nel riccio di castagna mi rifugiai in quell’incontro, inatteso ed entusiasmante e al suo “Pronto…” così risposi: Buon pomeriggio, spero di non disturbarla, sono un’amica di Marina Salvadore, non sono una giornalista ma la chiamo perché desidero esprimerle la mia ammirazione per la persona che è…
La mia voce sconosciuta doveva essergli apparsa senza dubbio emozionata, ma carica di gioia prese vigore quando alla sua domanda: Lei di cosa si occupa? risposi: Al di là di tutto, che poi le dirò, sono una grande devota di San Michele Arcangelo.

Fu come dirci una parola in codice, capimmo entrambi senza guardarci negli occhi perché a 1000km di distanza, che ci saremmo potuti fidare entrambi per portare immediatamente la nostra conversazione a un livello superiore, dove l’anima cerca ristoro dopo un lungo martirio.
E’ per questo motivo che quell’ora e quindi minuti al telefono volò e ci vide conversare per fare voli pindarici andando indietro nel tempo, per dipingere luoghi della mia Pozzuoli che si intrecciavano ai suoi ricordi di gioventù.

Non sono molti i poliziotti che credono in Dio, ma non sono neppure pochi e li riconosci subito perché sono quelli non solo più brillanti, ma anche i più perseguitati.
San Michele Arcangelo, non a caso patrono della Polizia di Stato, li sceglie tra i migliori e li forgia. Uno di questi è senza dubbio Bruno Contrada e io lo avevo capito da quell’unico video nel quale lo avevo visto definire “persecuzione” quel che, ormai anziano, è costretto a subire dopo 25 anni di processi. Ma la storia è nota e non è mia intenzione in questo luogo di Poesia entrare nel merito giudiziario.
A riguardo mi dice:
Il mio processo e la mia vicenda umana è una valanga di fango, per le calunnie, falsità, macchinazioni, menzogne … che uomini dello Stato non hanno saputo filtrare.

La sua è anche la testimonianza di un milite dell’Arcangelo che il nemico, ovunque si nascondesse per agguantarlo, non è mai riuscito a piegare.
Perché ero arrivata a dirgli che nel suo martirio spirituale vedevo una Volontà Superiore?
Perché nella sua voce roca, nella lucida e stucchevole descrizione degli eventi e nei pochi accenni alla carcerazione, il signor Bruno (lo chiamavo così) mi trasferiva tutta la passione per il suo lavoro che a un certo punto della sua vita non fu più un lavoro, ma divenne certamente una missione.
Ebbene, in lui o per meglio dire attraverso la sua voce, nella mia mente prendono forma immagini e una similitudine forte con un altro Grande Uomo della Polizia di Stato, Giuseppe Dosi il poliziotto artista che inventò l’Interpol.
Entrambi combattevano un mostro, entrambi perseguitati e poi riabilitati, entrambi scrivono un libro che diventerà quasi introvabile.

“Lei ha letto il mio libro?” mi chiese, certo che tanto ardire fosse scaturito da una conoscenza non certo maldestra come era la mia.
“Non ho ancora avuto questo piacere” risposi a malincuore.
“Io ne ho solo una copia altrimenti glielo invierei io personalmente” mi disse con tono gentile.
Lo ringraziai per la premura e gli promisi che lo avrei cercato.

“La mia prigione. Storia vera di un poliziotto a Palermo”
scritto con Letizia Leviti

La mia esperienza di volontariato nelle carceri, quei 6 anni …Pozzuoli, Potenza, Secondigliano, in quel segmento di tempo che mi era concesso divennero il traduttore ideale per liberarci di sofferenza senza doverla necessariamente raccontare.
Dall’esempio di Bruno Contrada noi dovremmo prendere coraggio, per continuare a portare il peso degli eventi dolorosi della propria vita proprio come fa la formica e dobbiamo farlo in nome di un ideale più grande da conservare integro, in un luogo inaccessibile che si chiama Anim@.

Daniela Schiarini

Grazie al signor Bruno Contrada per la generosità del tempo che mi ha dedicato, coinvolgendomi in una conversazione che da timida quale era è divenuta motore di rinvigorito coraggio!
Daniela Schiarini
In foto Bruno Contrada
Capo della squadra mobile di Palermo
Dirigente del Centro di Coordinamento delle operazioni di Polizia Criminale per la Sicilia Occidentale
Capo di Gabinetto dell’alto commisario per il coordinamento della lotta contro la mafia
Coordinatore dei Centri SISDE (Servizio informazioni per la sicurezza democratica)
Ufficiale dei Bersaglieri
Laureato in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli
Insegnante di tecnica delle investigazioni negli istituti di Polizia
circa 100 riconoscimenti della Polizia, SISDE e dell’Autorità Giudiziaria (attestati, encomi, elogi, parole di lode, etc…)
Commendatore al Merito della Repubblica


* si pubblica su dettatura diretta dello stesso alla sottoscritta, per errori evidenziati su alcune pagine di ricerca internet che andrebbero corretti.

Dio allora plasmò l’uomo con la polvere della terra e soffiò sul suo volto un alito vitale… Genesi 2, 7
Supponiamo dunque che l’uomo sia stato fatto il sesto giorno con il fango nella forma attuale distinta e visibile
Sant’Agastino ne La Genesi alla lettera, libro VI

Ad Maiora!



7. La dottoressa D.

“Buongiorno, sono un medico della terapia domiciliare. Ho letto il suo post, se posso essere di aiuto sono qui.”
Era il 19 maggio 2021, ora della Misericordia, quando inaspettatamente mi giunse la notifica sullo schermo del cellulare di un messaggio. Avevo lanciato il mio SOS sul gruppo facebook per le Cure Domiciliari Covid19 soltanto un’ora prima.
Per chi ha un po’ di dimestichezza con Messenger sa benissimo che se non si è mai instaurata alcuna connessione di messaggistica o se non si condivide l’amicizia Facebook, i messaggi di probabili sconosciuti sono automaticamente deviati in una cartella, che si chiama “richiesta di messaggi” e che puoi visionare soltanto se la vai direttamente a sfogliare.
Il messaggio della dottoressa Luisa supera misteriosamente questa barriera e così sul piccolo schermo del mio cellulare vedo comparire l’icona della sua immagine profilo. Affannata e intontita mi appresto a leggere e prontamente rispondo “Salve e grazie di avermi scritta”. Lo ammetto, io non avrei avuto la lucidità di controllare la cartella “richiesta di messaggi” e questo avrebbe indubbiamente cambiato il corso di tutto ciò che accadde dopo…
Soltanto in seguito lessi sul gruppo per Cure domiciliari Covid19 che si esortava gli ammalati che chiedevano aiuto a guardare in quella cartella dove finivano i messaggi dei medici che contattavano pazienti sconosciuti e a distanza. Fino ad allora credevo che questi angeli in camice bianco avessero tutti una via preferenziale, come lo aveva avuto il mio.

Nella prefazione a questo mio libro virtuale avevo anticipato che quest’ultima parte di COVIDivipere, sarà interamente dedicata alla dottoressa Luisa D. – il cui nome è reale e il cognome non scrivo per intero, come lei stessa mi ha chiesto di fare, perché avendo lei rifiutato il vaccino reso obbligatorio per i medici è stata allontanata dal reparto ed esiliata da molti colleghi. Ma questa è un’altra storia e non la racconteremo.
L’intera narrazione a seguire sarà una trasposizione reale della chat attraverso cui io e lei abbiamo comunicato e solo in parte resa discorso indiretto, per meri motivi di narrazione.

La dottoressa Luisa D.

Luisa si unì a me nell’anima, mi voleva salvare, in me vedeva non solo una giovane donna che il virus stava divorando, ma anche se stessa, tutte le estenuanti ore trascorse in corsia mentre i numeri dei decessi aumentavano vertiginosamente in quel pezzo d’Italia del nord ricoperto da un velo nero; in me vedeva i suoi cari amici e colleghi deceduti a causa del covid e che non era riuscita a salvare; in me vedeva se stessa, sì so che l’ho già scritto, ma lo ripeto con enfasi, perché era guarita anche lei da poco dal covid, per la terza volta.
Una battaglia personale col bastardo!
30 anni di professione vissuti onorando il giuramento di Ippocrate, un sorriso per tutti, Luisa era distante da me 1000 km, ma entrò nella mia vita tr@ Schermo & Anim@ proprio come avevo fatto io con la Poesia nella vita di tanti, squarciando il buio di quel mondo liquido che definiscono virtuale: un’anamnesi scrupolosa e poi i suoi consigli e la pazienza nel rispondermi per abbattere quelle mura di solitudine, nelle quali ero intrappolata.

Era trascorsa quasi un’ora dall’arrivo di quest’ angelo nella mia vita, mi sentivo fisicamente stanca e avevo difficoltà a scrivere (da lì a poco la febbre avrebbe nuovamente superato i 39° come accadeva ormai da 9 giorni) così inizio a registrare e inviarle messaggi vocali e dalla mia voce fioca interrotta da quella tosse sorda, la dottoressa capisce che il virus è andato troppo avanti, che la prima fase, quella importante per aumentare le possibilità di guarigione, è stata bruciata dalla vigile attesa e dalla tachipirina che il Ministero della Salute imponeva e lei che conosceva bene il copione di quell’attore mortale, a mia insaputa, decise che non mi avrebbe lasciato sola fino alla fine tentando di trasferirmi finanche la sua energia vitale attraverso quei messaggi, semmai ci fosse riuscita.
Ero come intrappolata in un pozzo e Luisa mi teneva in vita parlandomi, perché non mi arrendessi.
“Stanotte mi sono avvilita” – le scrissi.
“Ci credo! Ma perdersi d’animo non paga, bisogna reagire con forza!” – mi rispose.
La ringraziai per il tempo che mi stava dedicando e con voce stanca le spiegai che ad impressionarmi era l’aggressività di un qualcosa – lo definirò poi l’entità– che non ti vuole mollare, che vuole sfinirti per finirti.


Fu allora che Luisa mi prese la mano…
Mi invia un messaggio vocale accorato, riascoltarlo mi commuove profondamente dandomi oggi le misure di quel che io in quei momenti non ero in grado di comprendere; mette in gioco se stessa, non solo la sua professione di medico in corsia e lo fa per una sconosciuta a 1000 km di distanza da lei. Luisa aveva perfettamente capito che la differenza tra la vita e la morte avrebbe potuto farla soltanto la mia forza di volontà a non mollare e che avrei potuto farlo da un momento all’altro, sprofondare ancora più giù in quel pozzo per non uscirne più.
Il tono è deciso, materno, dolce e determinato al tempo stesso:
“Cara la mia ragazza, allora…. dimentichiamoci tutto il terrore che ci hanno inflitto in questi mesi che è assolutamente negativo e non serve a nulla. Questa malattia guarisce, guarisce molto velocemente e lo fa soprattutto nelle donne giovani come vedo che è lei. Non si faccia prendere dallo sconforto e se le viene la febbre la tenga, resista il più a lungo possibile perché questo virus muore a 38° e quindi più tempo la riesce a tollerare prima guarirà. Io ho una mia carissima amica che ha avuto 39,6° per tre quattro giorni e ne è venuta fuori splendidamente, senza esiti, senza nulla ed ha 47 48 anni quindi è una donna giovane. Quindi mi raccomando di non perdersi d’animo e beva tanto perché febbre e diarrea portano via tanta acqua e l’acqua serve al nostro corpo per mantenere un’omeostasi di un certo tipo.”
Poi il messaggio si interrompe perché oltre il tempo massimo consentito per la registrazione – Messenger era ancora limitato.
Ci salutiamo.
La sera, passate le 21 mi scrive di nuovo, mi invia la foto di un fulmine che squarcia il cielo scattata dalla sua finestra di casa “Sta arrivando un temporale bellissimo” – mi scrive e così accompagna per un attimo la mia mente fuori da quell’oblio.
“Comunque mi è servito tanto parlare con lei. Ho sopportato strane sensazioni ma ho risposto a più riprese . Adesso un po’ di quiete come dopo la tempesta”
e allora lei: “Ok Daniela, sono molto carica in questo periodo, voglio trasmettere sensazioni positive. Le voglio mandare tanta energia positiva, il mio entusiasmo, la voglia di guarire Ok?
Dai forza!! Solo pensieri belli!

La invitai a darmi del tu e lei accettò con gioia chiedendomi di fare lo stesso.
Più ci scrivevamo, più ci riconoscevamo simili come riflessi su uno specchio d’acqua, anime affini e feline come i nostri amati gatti.
In quel buio che mi circondava, Luisa era la luce che teneva viva in me la speranza. Mi scrisse il suo numero di telefono e mi disse che avrei potuto chiamarla anche di notte se ne avessi avuto bisogno, invitandomi a far squillare molto il telefono perché se non rispondeva subito era perché sorda!
E così, dopo aver dipinto il sorriso sul mio volto, ci augurammo la buonanotte.

Se mi lasci adesso, ti porti via la più grande parte di me
Ooohh no
Piccola ti prego non andartene
E se tu mi lasci adesso, ti porti via il mio stesso cuore
Ooohh no
Piccola ti prego non andartene
Ooohh ragazza
io voglio solo farti restare

La mattina seguente di buon ora la dottoressa D. mi chiese i parametri e come fosse trascorsa la notte. Andava male… alla febbre alta si aggiungeva la saturazione che scendeva, indice che il virus stava avendo la meglio; inoltre sul mio corpo iniziavano a comparire ecchimosi, le vene si laceravano per il forte stress, c’era il rischio molto concreto che stessero per formarsi trombi, il braccio destro mi faceva male e non potevo quasi muoverlo, non mi reggevo in piedi.
Quindi Luisa, tempestivamente, mi prescrive l’eparina, che fu la mia salvezza, quella che il medico di base mi aveva negato.
La dottoressa non mi molla anzi mi scrive che dobbiamo marcare stretto il virus e dopo aver atteso la mezzanotte per iniettarmi sottopelle la seconda dose di eparina, mi appisolai da seduta sul letto per respirare meglio, con la speranza che mi sarei ripresa, ignara che il peggio doveva ancora arrivare.

………..prosegui la lettura al prossimo capitolo.

NOTA: La scelta narrativa di alternare il tempo passato al presente ha la pretesa creativa, forse presuntuosa, di trasferire al lettore l’immagine in presa diretta – come se fosse spettatore di un film.
Daniela Schiarini

” INTERMEZZO

Per questo secondo Intermezzo musicale ho l’onore di avere qui con me e per voi il cantautore Pino Daniele e l’attore Massimo Troisi nella loro ultima collaborazione artistica per la pellicola “Il Postino”.
Due indimenticabili artisti, poeti del nostro tempo, un tempo che senza loro appare più povero di romanticismo e poesia.

I miei occhi su di te
Stanno scivolando e quanto, quanto
Quanto manca ancora
Quanto manca per l’alba?
Cosa penserai di me
Se son matto o son bastardo
Quando, quando dico che non credo
Che non credo a nulla
In questo immenso che dura
Tutta una vita o un minuto così
E non riesco più a parlare
In questo immenso che c’è
Fra le tue mani
I tuoi occhi su di me
Dimmi dove stiamo andando
Quando, quando dici che non credo
Che non credo a nulla
In questo immenso che dura
Tutta una vita o un minuto così
E non riesco più a parlare
In questo immenso che c’è
Fra le tue mani
Questo immenso
Questo immenso
In questo immenso amore
Questo immenso
In questo immenso
In questo immenso

“Covid, con la vitamina D rischio di decesso e ricovero in Intensiva calato dell’80%” – Cronaca (ilrestodelcarlino.it)

Padova, 19 gennaio 2021 – La vitamina D diminuisce il numero di decessi per Coronavirus e i trasferimenti in terapia intensiva per chi è colpito dal virus. A dirlo sono i risultati del primo studio italiano pubblicato su ‘Nutrients’ coordinato dall’Università di Padova. Il team di ricercatori, che vede coinvolte le Università di Parma, di Verona e gli Istituti di Ricerca Cnr di Reggio Calabria e Pisa, guidato dal professor Sandro Giannini dell’Università di Padova ha infatti evidenziato scientificamente l’effettivo ruolo della vitamina D sui malati di Covid-19.

Funzione protettiva della vitamina D verso gli agenti infettivi

Sono molti gli studi, condotti a livello internazionale, sul ruolo immunomodulatore della vitamina D, che parrebbe svolgere una funzione protettiva verso agenti infettivi. Tuttavia, non vi sono attualmente molte informazioni su come la vitamina D possa influire sull’insorgenza ed il decorso della malattia nota come Covid-19. Molti lavori scientifici hanno associato l’ipovitaminosi D (cioè la carenza della vitamina stessa nel nostro organismo) a una maggiore esposizione alla malattia ed alle sue manifestazioni cliniche più aggressive. Poco era, invece, noto sugli effetti dell’assunzione di colecalciferolo (vitamina D nativa) in pazienti già affetti da Covid-19.

6. MORTE DELLA VIPERA

La vipera fu stanata in una notte d’estate o meglio una calda notte che sembrava estate… Non fu il caldo a ucciderla perché il suo covo era un luogo fresco, che le garantiva protezione e buio, come quando non si fa entrare luce in casa. Morì, per quanto avesse voluto allungare la sua vita, nell’esatto istante che Dio aveva deciso per lei al momento in cui l’aveva fatta nascere, consapevole che sarebbe stata una vipera malvagia e che avrebbe strisciato sulla terra in cerca di persone da avvelenare col suo scatto. Morì abbandonata da Dio, che molte volte le aveva dato dimostrazione di essere il suo Creatore e che voleva riportarla alla Luce prima che lei scegliesse di demonizzarsi totalmente.
Cosa accadde dunque?


La vipera è uno di quegli animali che può trarre in inganno, perché in quanto serpente si è portati a pensare che sia oviparo invece è ovoviviparo, partorisce cioè i suoi piccoli già formati, no uovo. Per tale motivo la vipera aveva potuto tenere con sé i suoi serpentelli nel covo, impedendo loro di uscire; li aveva obbligati, una volta partoriti, a restare in quel buio anfratto per servirla e questi la servivano e le servivano per sopravvivere, perché provvedevano a tutto: non esitava la vipera a iniettare loro il suo veleno anche per liberarsene quando le stringeva troppo la gola soprattutto se vedeva che, seppur tenuti al buio, quei serpentelli avevano negli occhi la luce di Dio che lei non aveva e allora li spaventava mostrando loro il suo volto da dannata, li minacciava facendole vedere i denti aguzzi se questi volevano seguire il richiamo di Madre Natura; scavava in loro voragini di dolore per farli diventare cattivi, li isolava dal mondo esterno affinché morisse in loro il desiderio di uscire.
Non aveva in sé alcun sentimento riconducibile all’amore materno; si sentiva la padrona dei destini di quelle vite che lei aveva espulso fisiologicamente come si fa per gli escrementi e ognuno delle sue piccole vittime cresceva nel covo senza conoscere la Luce, finché nella vita di alcuni sembrò entrare un barlume di possibilità e questi uno a uno iniziarono a pensare di poter fuggire dal covo. Ognuno di quei serpentelli dovette, quindi, pensare solo alla propria sopravvivenza, ognuno dovette superare la paura, trovare la strada per uscire dal covo e vedere il mondo fino a quel momento sconosciuto, ma per farlo dovevano accettare l’atroce patto che la vipera, all’apice della sua cattiveria, propose loro in cambio della libertà (fittizia, perché in verità li avrebbe ugualmente legati a lei, ma erano troppo ingenui per comprenderlo):  dovevano accettare di immolare uno di loro, trasformarsi in carnefici di un loro fratello, che sarebbe stato masticato da lei per succhiarne la vita e poi rigurgitato perché restasse in vita senza voglia di vivere, ma solo per servirla. Accettarono e come nell’episodio biblico Giuseppe venduto dai fratelli, sacrificarono la vita di uno di loro per la propria.
Come morì la vipera? – vi starete chiedendo.
Ebbene Dio sapeva quanto accadeva e quanto male la vipera aveva seminato strisciando. Lui la lasciò nel suo covo, dove lei voleva stare credendo di regnare come una regina seduta sul suo trono, sola di una solitudine più che fisica dell’anima, perché sperimentava l’abbandono di Dio; sola a finire i giorni che non erano nemmeno più i suoi. Dio le tolse da bocca la sua ultima vittima, quella che masticava e rigurgitava per tenersi in vita, quella immolata dai fratelli, quella che era certa di aver soggiogato soffocandone finanche il soffio di Dio, ma si sbagliava amaramente. Non erano una vipera a due teste, lei sarebbe morta miseramente staccata da quella creatura che aveva in tutti i modi cercato di fare sua, tracciandone il misero destino per sostituirsi a Dio.
Una vipera stanata, si sa, non può più ledere né cogliere di sorpresa nessuno e il demonio si sa odia l’uomo sebbene questi abbia scelto di demonizzarsi e di servirlo, quindi iniziò a darle un anticipo dell’inferno masticandola e rigurgitandola ogni giorno e ogni notte, da lì all’eternità.

Semplicemente Daniela.







Il virus non mi dava tregua, mi colpiva togliendomi il fiato, rumori simili a ruggiti provenivano dalle mie viscere e la tosse era così forte e sorda che la fascia muscolare dell’addome sembrava si stesse strappando poi il tredicesimo giorno lo espulsi tramite diarrea. E così vinsi la mia battaglia !



In memoria di tutte le vittime del disamore della propria madre
dimenticata – Daniela Schiarini




5. IL MORSO DI VIPERA

A dire degli esperti, la vipera non sempre inocula il suo veleno e per almeno il 30% dei casi il suo morso è “secco” e non sempre la dose di veleno iniettata è causa di sintomi gravi e, comunque, raramente questi sono mortali.
Quando si è morsi da una vipera si è assaliti da ansia e preoccupazione, che, con ogni movimento concitato, contribuiscono ad accelerare il battito cardiaco e a diffondere il veleno nel corpo; per lo stesso motivo quella che io definisco l’entità pensante Covid-19 procura al corpo nel quale vuole diffondersi crisi respiratorie simili ad attacchi di ansia, incontrollabili, della durata anche di 3 o 5 ore per favorire la sua invasione nel corpo, il tempio dell’anima.
Per alcuni il contagio da Covid-19 arriva quando è il tuo momento di combattere il serpente, una sorta di iniziazione, entrare nei COVIDivipere, schiacciarne la testa diventando il calcagno di Colei che vince il serpente!

IL CONTAGIO E LA MALATTIA

Inizia adesso la mia narrazione…


L’entità arrivò da lontano, mi trovò, entrò nel mio corpo fingendosi altro così da non far scattare alcun campanello di allarme e dopo 11 giorni strisciante nel mio corpo come una vipera si mostrò: una cervicalgia da stress, ero certa si trattasse di questo sebbene il mio gatto sentiva nell’aria altro da giorni, sempre alle 4 del mattino e io pure sospettavo si trattasse di altro perché sentivo una presenza alla destra del mio capezzale che mi svegliava…
L’entità è pensante perché ti colpisce seguendo un programma di tortura sistematico, lo fa per ore fino a sfiancarti su più punti vitali. Era una feroce lotta contro una forza che vuole impossessarsi di te indebolendo il tuo corpo, ma soprattutto la tua mente fino allo spirito perché questo cada nell’oblio rinnegando Dio. La sentivo tornare per ricominciare a torturarmi, strisciare fino al petto e poi alla gola per bloccare il mio respiro e innescare crisi di panico continue con la febbre alta che mi stordiva, il sudore freddo, la dissenteria, il ciclo mestruale, la tosse forte…così forte che era impossibile contenere le urine, i muscoli addominali credevo fossero per strapparsi in alcuni punti e tossire diventava dolorosissimo, rumori forti come ruggiti li sentivo provenire dalle mie viscere, non riuscivo mai a riposare. Dopo tre/ cinque ore strisciava via a nascondersi in attesa che il mio corpo collassasse. In quei brevi intervalli in cui avevo tregua provavo a prendermi cura del mio corpo e quando mi guardavo allo specchio vedevo il viso di una persona quasi morta, con due occhi infossati e contornati di nero e mi obbligavo a mangiare per non soccombere. In qualche modo mi preparavo a un nuovo attacco, che arrivava puntuale. Attendevo l’entità coi grani del rosario stretto tra le mani, con lo sguardo puntato sull’immagine del Sacro Cuore di Gesù. Durante quelle ore di tortura chiedevo a Cristo di accettare questa mia sofferenza fisica, per la salvezza delle anime e della Chiesa Cattolica, pensando che era una grande opportunità che mi veniva data, quella cioè di dare senso a tanta sofferenza: sentivo la testa come stretta da una morsa che stringeva e la vista si alterava per la pressione alta, facendomi vedere come tante stelline gialle; sul mio corpo comparivano ecchimosi, scariche elettriche attraversavano il mio corpo dalla testa ai piedi e risalivano dai piedi alla testa, erano onde magnetiche che mi facevano sussultare e questo accadde mentre ascoltavo, dal cellulare accanto a me, le preghiere durante la messa di liberazione e guarigione in diretta streaming dal canale youtube dell’Associazione Madonna di Lourdes.
Quando compresi che c’era un nesso tra il virus e l’ora nella quale questo puntuale iniziava a torturarmi chiesi ai miei amici in Cristo di pregare per me e loro pregarono per me e invitarono altri a pregare per me perché sentivano, mi dissero poi, che stavo vivendo qualcosa che va al di là dello scibile… Dopo 13 giorni di tortura, privata pure del sonno e sempre stretta alla preghiera scrissi un post su facebook : ero io stavolta ad aspettare l’entità per affrontarla, perché non mi ero arresa e non mi sarei arresa. Quella mattina non arrivò puntuale alle 4, quella mattina era il giorno solenne in cui si festeggia Maria Aiuto dei Cristiani e la Beata Vergine era giunta in mio soccorso quell’esatto giorno e l’indomani alle 4 del mattino l’entità non mi sveglio dalla destra del mio capezzale, ma diede tre colpi ai miei piedi per poi andar via definitivamente, perché da quella mattina io mi svegliai guarita e tre giorni dopo il tampone molecolare confermava la mia negatività al Covid 19.
L’entità era andata via definitivamente uscendo per vie naturali.
A lode e gloria del Signore!




Semplicemente Dany, pochi giorni dopo la mia guarigione dal Covid19
Pubblico questa mia perché crediate.

4. IL SIERO DI VIPERA

E fu così che all’alba del Venti.Ventuno da COVIDivipere furono consegnati all’umanità, a velocità supersonica, dei sieri chiamati vaccini, ma che vaccini ancora non erano perché mai sperimentati e, come si scoprì in seguito, incapaci di immunizzare totalmente dalla malattia.
Con la promessa che solo con questo siero l’umanità sarebbe uscita dalla pandemia, come nei più bei lieto fine delle favole, iniziò la sperimentazione e si vide il virus Covid-19 mutare per non estinguersi al punto che più la popolazione si “vaccinava” più varianti si sviluppavano e la fine della pandemia diventava sempre più una mera chimera.
Il siero di vipera è il veleno che questo serpente rilascia nel suo attacco; la sua azione è paralizzante, blocca la preda e consente al rettile di cibarsene. E’ per questo motivo che considero più corretto per il virus Covid-19 parlare di siero e non di vaccino, perché alle cavie viene inoculato un estratto del virus che genera proteine spike che servono al virus a moltiplicarsi scatenando una risposta immunitaria “pazza” (per dirla in forma spicciola), le persone manifestano alcuni sintomi non per contagio, ma per inoculazione del siero…


Nel 2018 una donna di 72 anni è morta, in Italia, dopo 15 giorni di agonia a seguito di un morso di vipera: vano fu ogni tentativo di rianimarla, la signora a seguito di un’ischemia cerebrale causata dal veleno, non riprese più conoscenza. Per una curiosa coincidenza anche la malattia Covid-19 ha un lasso di tempo di 14 giorni entro cui, raggiunto il suo apice, o resti vivo o peggiori e muori.
Per due anni i mezzi di informazione hanno quotidianamente nutrito le ansie e le perversioni delle persone, generando psicosi e panico al punto che quasi tutti facevano i tamponi rinofaringei o gli esami sierologici per sapere se erano positive al virus pur non manifestando alcun sintomo. Le persone si nascosero in covi nascosti al punto da essere denominati “covidioti”.

Con il termine Siero di Vipera si definisce il veleno che questo rettile rilascia nel suo attacco. L’azione del Veleno di Vipera è paralizzante: blocca la preda catturata dal serpente e consente a quest’ultimo di poter cibarsene.

dal web
Semplicemente Dany

Nacque il greenpass e le discriminazioni per i non vaccinati al covid iniziarono nel 2022: quelli che non volevano entrare nei COVIDivipere sarebbero stati esclusi da tutto, anche dalla famiglia se necessario.
Il siero aveva paralizzato il muscolo del cuore, che in molti si impietrì.

INTERMEZZO

Vanto l’onore di avere nel mio libro virtuale l’indimenticabile e indimenticata Giuni Russo, artista di ricerca, sperimentale e d’avanguardia.

Certa che gradirete il suo intermezzo a tema, vi auguro un buon ascolto…

Non mi ha mai interessato lo stadio dello specchio
Non leggo mai trattati di economia politica
Comunque se mi toccano dov’è il mio punto debole
Divento incandescente, sarò una vipera ah ah ah ah sarò
(Non legge mai giornali per rilassarsi un po’)
(Le piace più cantare)
Ti potrei cantare la norma di Bellini
Con dei fonemi sardi oppure giapponesi
Le trifonie dei mongoli, le trifonie dei mongoli
Anata wa anata to futari anata wa
Le trifonie dei mongoli, le trifonie dei mongoli
Non è per presunzione ma solo per essenza
Se guardi le mie mani non c’è bisogno di parlare
Comunque se mi toccano dov’è il mio punto debole
Divento incandescente, sarò una vipera ah ah ah ah sarò
(Non legge mai giornali per rilassarsi un po’)
(Le piace più cantare)
Il Covid 19 ti succhia la vita, ma a infondertela tenendo accesa in te la fiaccola della speranza- oltre la fede che per me è stata determinante- sono le parole e i gesti di aiuto ricevuti a distanza da medici volontari che, a fronte dell’abbandono dei medici di base, hanno creato una rete per le cure domiciliari. Fisicamente sei sola col virus che ti bolle, ma se hai un dottore vero che vuole salvarti ogni suo consiglio tempestivo diventa goccia d’acqua nel deserto, quel deserto infernale con la febbre oltre 39 e il respiro che si affatica.
Io ho combattuto tanto mentre lui era all’apice della sua psicopatia perché per me resterà il ricordo di un’entità pensante che sa quando colpirti, come e per quanto pur di portarti alla morte.
Grazie a tutte le anime buone che non mi hanno abbandonato con la preghiera.
Se San Pio scelse di chiamare il suo ospedale “Casa sollievo dell’ammalato” è proprio perché nell’ammalato si vive la passione di Cristo che nel Getsemani chiese agli apostoli di vegliare e pregare, ma loro si addormentarono….
Vi prego abbiate pietà degli ammalati di Covid19, non fateli sentire soli, trovate per loro soluzioni, anche un piatto di pasta cucinato lasciato fuori la porta può essere un conforto perché si arriva a non avere nemmeno la forza di tenere in mano il cellulare.
Se non cambiamo i nostri cuori il mondo non guarirà.
Daniela Schiarini
dal mio profilo Facebook, post del 27 maggio 2021 * la foto è antecedente alla malattia Covid19

3. VIPERE

“Se metti un piede in un groviglio di vipere, che differenza fa quale di esse ti colpirà per prima?” – scrive così lo scrittore di fantascienza George R.R. Martin e di fatto rende perfettamente l’idea di quanto possa passare in secondo piano chi ti morde per primo se ad aggredirti sono serpi della stessa specie.
Le vipere si nascondono, colpiscono di sorpresa, ma fondamentalmente se escono allo scoperto e tentano di morderti lo fanno perché hanno paura di te…

L’entusiasmo solidale dell’ #ANDRATUTTOBENE, i canti sui balconi, i video strappalacrime dei nipoti per i nonni, questo e altro ancora servì a formare COVIDivipere: i deboli di spirito scelsero di trasformarsi in vipere per entrare nei covi e sentirsi al sicuro, membra di una nuova società che si stava creando, con nuove regole, nuovi principi e, soprattutto, senza scrupoli. In molte persone, seppur non contagiate dal virus, l’entusiasmo (dal greco, avere dentro Dio) svanì e un velo nero impalpabile come una scia bianca nel cielo si posò sulla terra nemmeno fosse cenere vulcanica a seguito di una tremenda eruzione. Era dunque capace il covid di attaccare finanche la fiamma del Creatore che è dentro ognuno di noi? Iniziai a pensare che si trattasse di un’entità dotata di intelligenza propria, non un comune virus come di quelli che esistono in natura da millenni, non era un semplice veleno di vipere, ma le stesse vipere capaci di strisciare nei vasi sanguigni così come il serpente eterno striscia nell’anima quando vuole sporcarla col peccato.

Vivono persone che formano famiglie che erano COVIDivipere già prima dell’avvento del virus, gente malvagia, assoggettata al dio denaro, gente la cui puzza di zolfo trasuda dai loro corpi come organico da differenziare. In un breve alito di realismo letterario alla Verga, cito il Birra, sintesi emblematica di questo degrado umano, una sorta di personaggio kafkiano che come uno scarafaggio sale la parete di un palazzo per andare in alto per poi pietosamente cadere vinto dalla gravità ed è costretto a restare nella sua miserabile condizione. Deforme, ridotto a un ceppo di legno, il Birra morì con gli occhi aperti mentre mangiava i suoi soldi sporchi perché nessun siero lo aveva reso immortale.
Vana Speranza…


Visitors – Serie Originale: Sigla Apertura (2a Versione) – YouTube

L’unica forza che si oppone alla violenza dei Visitatori è La Resistenza.”
“L’invidia da un canto, dall’altro gl’intrighi spezzati, le aspirazioni deluse trassero agevolmente dalla calunnia una scusa alla loro sconfitta. “
Luigi Pirandello – L’ esclusa.

2. Gli incantatori di serpenti

Gli incantatori di serpenti sono la figura più emblematica di questa triste quanto assurda storia, che, dopo 2 anni stiamo ancora vivendo.
I saperas, così chiamati in India, sono specializzati nel catturare gli esemplari delle specie più pericolose per poi farli danzare suonando il pungi, uno strumento a fiato molto simile al flauto a due canne.

Rendete veramente giustizia, o potenti,
giudicate con equità gli uomini?

No! Voi commettete iniquità con il cuore,
sulla terra le vostre mani soppesano violenza.

Sono traviati i malvagi fin dal seno materno,
sono pervertiti dalla nascita i mentitori.

Sono velenosi come un serpente,
come una vipera sorda che si tura le orecchie,

che non segue la voce degli incantatori,
del mago abile nei sortilegi.

Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca,
rompi, o Signore, le zanne dei leoni
.

Si dissolvano come acqua che scorre,
come erba calpestata inaridiscano.

Passino come bava di lumaca che si scioglie,
come aborto di donna non vedano il sole!

Prima che producano spine come il rovo,
siano bruciati vivi, la collera li travolga.

Il giusto godrà nel vedere la vendetta,
laverà i piedi nel sangue dei malvagi.

Gli uomini diranno: “C’è un guadagno per il giusto,
c’è un Dio che fa giustizia sulla terra!”.


Salmo 58

 

Con la stessa abilità dei saperas, i nostri “incantatori di serpenti” attraverso i principali canali di informazione hanno stanato il serpente dormiente nell’animo umano o se non dormiente semplicemente nascosto, camuffato in buonismo  e hanno iniziato a incantarlo perché dalla cesta in cui era nascosto (l’intimo dell’animo umano) questi venisse fuori.
E fu così che l’#ANDRATUTTOBENE divenne lo slogan del lockdown, striscioni ovunque fuori alle finestre, stesi come lenzuola ai balconi, simbolo di coraggio e ottimismo e la convinzione che più ci saremmo sacrificati chiusi in casa, prima saremmo usciti da un incubo che era solo all’inizio. Purtroppo però questo sogno arcobaleno fu destinato a spegnersi in fretta perché la triste realtà soffiava sulla fiamma dell’ottimismo che cedette il passo a nevrosi e depressioni fino a concludersi, per molti, in un disperato suicidio o in ribellioni per strada placate dal TSO.
I virologi divennero le nuove stars indiscusse della TV italiana e il loro pungi, per un inaspettato gioco di parole, fu proprio quello che veniva definito vaccino, ma che in realtà è un farmaco sperimentale, testato in scala mondiale su quanti, incantati dal suono del pungi suonato con maestria, si fanno pungere il braccio ignari che da quella puntura entra il serpente velenoso, il cui veleno, continueranno a dire, salva.
Ma procediamo con calma e prestiamo attenzione ai dettagli…
E’ noto che da veleni di serpente sono stati sviluppati farmaci per la cura di alcune malattie o per la creazione di prodotti di bellezza per la pelle.
Il primo farmaco sviluppato per trattare l’ipertensione è derivato dalla tossina del veleno di una vipera brasiliana. Ma nel nostro caso, il confine tra beneficio del farmaco e maleficio è così astutamente sottile che la scelta tra i due è come sempre riposta nel libero arbitrio.

Nel voler tentare di dare a te, che hai scelto di leggermi, una più acuta interpretazione degli eventi finora vissuti e/o subiti, focalizzerò la nostra attenzione sul serpente di cui sopra e per farlo seguiremo le linee guida dateci dall’amato, a livello planetario, papa Francesco, promotore indiscusso del siero miracoloso tra i cattolici, sciogliendo ogni conflitto etico legato all’utilizzo di brandelli di feti abortiti vivi per la realizzazione di quello che conosciuto come il “miracoloso” vaccino a mRNA.
Era il 15 marzo 2016, una mattina di martedì quando papa Francesco, nella cappella della Domus Sanctae Marthae, propone la sua meditazione dal titolo “Il serpente che uccide e il serpente che salva” – facilmente reperibile tramite internet, visitando il sito del Vaticano.
E’ proprio grazie a questa summa interpretativa del sommo gesuita che potremmo, forse, comprendere meglio gli incantatori di serpenti che oggi, nella società globalista, indossano abiti senza genere e sono capaci di dire e mettere in atto dinamiche sociali in perfetta antitesi coi valori su cui si fondava la società fino all’avvento sulla terra del Covid-19.
Voglio credere che in molti, ingenui, non vi siate ancora accorti, che l’intenzione di una sconosciuta ed oscura camera di regia pare essere proprio quella di voler fare di questo virus lo spartiacque tra il vecchio mondo e il nuovo mondo, proprio come accadde con l’avvento di Gesù, che divise la Bibbia in Vecchio e Nuovo Testamento e così la storia in Ante Christum e Post Christum.
Secondo il pontefice argentino l’immagine del serpente è portatrice di un messaggio. Quale? Scopriamolo insieme…
Il serpente, ha detto papa Francesco, è il primo degli animali che viene nominato nel libro della Genesi ed è ricordato come il più astuto; ancora menzionato nel libro dei Numeri(21, 4-9) quando si narra di come nel deserto il popolo mormorasse contro Dio e contro Mosè: “Il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti, quelli mordevano la gente e un gran numero di israeliti morì”. Allora il popolo si pentì, chiese perdono e Dio ordinò a Mosè: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta. Chiunque sarà stato morso e lo guarderà resterà in vita”. Quindi, per logica, dopo 6 anni da questa sua omelia, il pontefice mette in atto ciò in cui crede e cioè che la salvezza si ottiene attraverso il serpente velenoso se questi viene innalzato (a Dio). E semmai apparisse, la mia, una illogica interpretazione, ecco che lo stesso controverso pontefice tenta di traslare la figura di questo serpente salvatore degli israeliti su Gesù innalzato sulla croce e lo fa dicendo che “Gesù si è fatto peccato” per la salvezza degli uomini, ammettendo di conseguenza, ma in modo non a tutti comprensibile,  che il serpente è il peccato.
E’ bene chiarire questo passaggio, perché è in atto una battaglia decisiva tra Bene e Male e fu lo stesso allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a sentirne il peso quando, in una delle sue dirette di inizio pandemia , disse “noi non siamo il governo delle tenebre” eppure seguendo una cavalcante fantasia i famosi DPCM erano decisi sempre di notte, col favore delle tenebre…
Non bisogna essere teologi per sapere che quando Gesù parla di vita e di morte lo fa sostanzialmente in riferimento alla salvezza dell’anima. Vedere in Cristo morto in croce il serpente innalzato da Mosè significa usare la Parola in maniera ingannevole e giocare di astuzia.
In ultima analisi, secondo papa Francesco il peccato “è l’opera di Satana e Gesù vince Satana facendosi peccato” – cioè un paradosso: è come dire l’acqua santa spegne il fuoco dell’inferno facendosi fuoco dell’inferno.
Secondo questa logica, per vincere il virus devi diventare virus e quindi il siero non è antivipera, ma è per trasformarti in vipera!
Quando Dio dice a Mosè che tra quelli morsi dal serpente, soltanto quelli che lo avrebbero guardato negli occhi (quindi con l’anima) sarebbero stati salvati  – vuol dire all’uomo che solo guardando e riconoscendo il peccato per cui si è morti dentro si potrà essere salvi, rinnegandolo!
 La funzione salvifica del serpente, di fatto, non c’è perché da un veleno si guarisce con l’antidoto no iniettando il veleno stesso.
Gesù morto sulla croce salva perché diventa antidoto del veleno del serpente/ peccato/ virus .
“Siate candidi come colombe, ma astuti come serpenti ”. Mt 10,1

IL VOLTO DELL’UMILE

“L’umile si avvicina alle bestie feroci, e appena il loro sguardo si fissa su di lui, la loro brutalità si placa; e si avvicinano e si uniscono a lui come al loro signore e gli fanno festa con la loro coda e leccano le sue mani e i suoi piedi. Infatti sentono che da lui esce quell’odore che emanava da Adamo prima della trasgressione del comandamento, quando si erano riuniti presso di lui ed egli aveva imposto loro i nomi, nel paradiso; quell’odore che noi abbiamo perso e che Cristo, con la sua venuta, ci ha restituito rinnovato; lui che ha reso profumato l’odore della razza degli uomini.

Se l’umile si avvicina ai rettili mortiferi, appena il tocco della sua mano raggiunge i loro corpi, egli lenisce la feroce violenza del loro veleno mortifero e li accarezza con le sue mani come se fossero cavallette.”


tratto da L’Umiltà, Isacco di Ninive (613 circa – Ninive, Mesopotamia 700)
mistico, teologo, vescovo cristiano sirio, venerato santo in tutto l’oriente cristiano.

1. L’ERA DEL TAMPONE

Tutto incominciò con un #ANDRATUTTOBENE … che poi l’ipotesi che sarebbe potuto andare di male in peggio sembrava non interessare a nessuno o meglio quasi tutti erano certi che in 15 giorni, come ci era stato detto dal governo, ne saremmo usciti a patto che fossimo rimasti tutti chiusi in casa. Era il 10 marzo 2020 quando imparammo a masticare la parola lockdown e più la masticavamo più sentivamo svanire in bocca il gusto e i profumi della libertà.
Protagonista indiscusso di questa assurda quanto spietata storia è un virus fino ad allora sconosciuto al popolo, chiamato COVID19, sfuggito, dicono, al controllo di un laboratorio cinese di manipolazione dei virus, diffusosi nel mondo sulle ali dei pipistrelli e, come un killer spietato, capace di mietere vittime su vittime in tutto il mondo, perché la cura era ancora ignota o meglio nota ma costosa o meglio: si può sperimentare un vaccino a mRna sulla popolazione mondiale totalmente spaventata e consenziente! …diabolicamente possibile.
Lo so, detta così sembra un racconto dark di fantascienza, magari tratto dal celebre fumetto Dylan Dog oppure un film della Marwell anche un po’infantile, frutto di fantasie vivaci alle quali però tutto il mondo ha dovuto credere, perché non vi è finora mai stata una spiegazione scientifica di come un virus appartenente alla famiglia dei coronavirus (cioè quelli dell’influenza stagionale, cioè quelli che mutano continuamente) abbia potuto giustificare una Pandemia volta a cambiare le regole del mondo e il suo ordine, fino a far sprofondare tutti e tutto nel totale caos e delirio di onnipotenza dei politici e dei potenti.
Sembra, infatti, che il pipistrello non fosse altro che un vampiro anzi un’entità capace di entrarti dentro per succhiarti la vita grazie alla proteina spike ed è una tesi molto accreditata questa tra gli etichettati “complottisti” .

L’idea è nata da una maestra piemontese per divertire i suoi bambini ed è diventata subito virale sui social: si tratta di un post Facebook che sta facendo il giro d’Italia che dice più o meno così:
“Ogni famiglia dovrebbe disegnare un arcobaleno su un cartellone o un lenzuolo con la scritta ANDRÀ TUTTO BENE per poi appenderlo su finestre, balconi e terrazze”

Arcobaleno #andràtuttobene Coronavirus: significato e come farlo – GBR (giochibambiniragazzi.it)


Il Venti.Venti appena cominciato si preannunciava un anno di crisi e paura e non riuscirono i canti sui balconi e gli striscioni #ANDRATUTTOBENE, né le delizie di pane dolce o salato, i kili presi e i video strambi realizzati in casa per distrarre il tempo, ad alleviare la morsa di terrore che man mano si diffondeva a causa del virus onnipresente h24 su tutti i canali di comunicazione di massa. Stavamo vivendo un Truman Show con le ambulanze vuote che circolavano a sirene spiegate per infondere terrore, le auto della polizia municipale in giro per i quartieri a intimare attraverso un megafono di non uscire dalle case tantomeno durante il coprifuoco notturno: solo gli autorizzati potevano uscire di giorno previo bolla di accompagnamento, in assenza della quale si rischiava multa o addirittura denuncia penale! Eh sì, addirittura il coprifuoco…. Addirittura la denuncia penale…
Era il deserto, fuori e dentro le case e molte si trasformarono in trappole infernali, i più reconditi incubi che prima la vita nel suo scorrere teneva sopiti negli animi umani, presero possesso delle persone e queste mutarono. Il virus seppur non contratto ebbe questo potere su molte menti e coloro che sopraffatti dalla paura avevano ceduto il loro corpo pur di avere l’utopica certezza dell’immortalità, persero finanche il ricordo di se stessi.
Non ci volle molto tempo perché numerose attività commerciali fallissero a causa della crisi economica che il lockdown aveva portato con sé.
Il mondo stava cambiando, la società stava cambiando, le persone sarebbero cambiate e molte si sarebbero mostrate intanate come in COVIDivipere…
Iniziava l’era del tampone necessario pure per salire su un autobus, ma nella memoria televisiva di noi italiani resteranno le file di camion dell’esercito che trasportavano corpi di morti a Bergamo, uccisi dal virus (si saprà solo dopo, ma non si dovrà mai dire quindi leggete come se non aveste letto, che quelli furono martiri e che a ucciderli furono cure sbagliate), destinati alla cremazione, chiusi in un sacco, privati dell’estrema unzione e della pietas dei parenti; inceneriti senza prima alcuna autopsia che potesse aiutare la scienza a capirne un po’ in più su questa sconosciuta entità. Ma per fortuna qualche medico coraggioso osò dare voce a quel silenzio degli innocenti me qualcuno di questi medici da innocente scomparve alla memoria.
Iniziava l’era delle morti sospette e dei suicidi di medici e scienziati che avevano scoperto cure efficaci e molto meno costose, l’era dei medici sospesi dalla professione per aver curato pazienti e salvato vite non attenendosi al protocollo di cure ufficiali  e l’era dei lavoratori over 50 a cui non è concesso lavorare se non vaccinati per il covid19, l’era delle morti da malore improvviso e delle morti nel sonno.
Benvenuti nell’era del tampone! …molecolare, rapido, antigenico, salivare… a costi elevatissimi per un business mozzafiato>> è davvero il caso di dirlo!


Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare — Uomini del Re – clip dal film | HD – YouTube