Per questo secondo Intermezzo musicale ho l’onore di avere qui con me e per voi il cantautore Pino Daniele e l’attore Massimo Troisi nella loro ultima collaborazione artistica per la pellicola “Il Postino”. Due indimenticabili artisti, poeti del nostro tempo, un tempo che senza loro appare più povero di romanticismo e poesia.
Padova, 19 gennaio 2021 – La vitamina D diminuisce il numero di decessi per Coronavirus e i trasferimenti in terapia intensiva per chi è colpito dal virus. A dirlo sono i risultati del primo studio italiano pubblicato su ‘Nutrients’ coordinato dall’Università di Padova. Il team di ricercatori, che vede coinvolte le Università di Parma, di Verona e gli Istituti di Ricerca Cnr di Reggio Calabria e Pisa, guidato dal professor Sandro Giannini dell’Università di Padova ha infatti evidenziato scientificamente l’effettivo ruolo della vitamina D sui malati di Covid-19.
Funzione protettiva della vitamina D verso gli agenti infettivi
Sono molti gli studi, condotti a livello internazionale, sul ruolo immunomodulatore della vitamina D, che parrebbe svolgere una funzione protettiva verso agenti infettivi. Tuttavia, non vi sono attualmente molte informazioni su come la vitamina D possa influire sull’insorgenza ed il decorso della malattia nota come Covid-19. Molti lavori scientifici hanno associato l’ipovitaminosi D (cioè la carenza della vitamina stessa nel nostro organismo) a una maggiore esposizione alla malattia ed alle sue manifestazioni cliniche più aggressive. Poco era, invece, noto sugli effetti dell’assunzione di colecalciferolo (vitamina D nativa) in pazienti già affetti da Covid-19.
La vipera fu stanata in una notte d’estate o meglio una calda notte che sembrava estate… Non fu il caldo a ucciderla perché il suo covo era un luogo fresco, che le garantiva protezione e buio, come quando non si fa entrare luce in casa. Morì, per quanto avesse voluto allungare la sua vita, nell’esatto istante che Dio aveva deciso per lei al momento in cui l’aveva fatta nascere, consapevole che sarebbe stata una vipera malvagia e che avrebbe strisciato sulla terra in cerca di persone da avvelenare col suo scatto. Morì abbandonata da Dio, che molte volte le aveva dato dimostrazione di essere il suo Creatore e che voleva riportarla alla Luce prima che lei scegliesse di demonizzarsi totalmente. Cosa accadde dunque?
La vipera è uno di quegli animali che può trarre in inganno, perché in quanto serpente si è portati a pensare che sia oviparo invece è ovoviviparo, partorisce cioè i suoi piccoli già formati, no uovo. Per tale motivo la vipera aveva potuto tenere con sé i suoi serpentelli nel covo, impedendo loro di uscire; li aveva obbligati, una volta partoriti, a restare in quel buio anfratto per servirla e questi la servivano e le servivano per sopravvivere, perché provvedevano a tutto: non esitava la vipera a iniettare loro il suo veleno anche per liberarsene quando le stringeva troppo la gola soprattutto se vedeva che, seppur tenuti al buio, quei serpentelli avevano negli occhi la luce di Dio che lei non aveva e allora li spaventava mostrando loro il suo volto da dannata, li minacciava facendole vedere i denti aguzzi se questi volevano seguire il richiamo di Madre Natura; scavava in loro voragini di dolore per farli diventare cattivi, li isolava dal mondo esterno affinché morisse in loro il desiderio di uscire. Non aveva in sé alcun sentimento riconducibile all’amore materno; si sentiva la padrona dei destini di quelle vite che lei aveva espulso fisiologicamente come si fa per gli escrementi e ognuno delle sue piccole vittime cresceva nel covo senza conoscere la Luce, finché nella vita di alcuni sembrò entrare un barlume di possibilità e questi uno a uno iniziarono a pensare di poter fuggire dal covo. Ognuno di quei serpentelli dovette, quindi, pensare solo alla propria sopravvivenza, ognuno dovette superare la paura, trovare la strada per uscire dal covo e vedere il mondo fino a quel momento sconosciuto, ma per farlo dovevano accettare l’atroce patto che la vipera, all’apice della sua cattiveria, propose loro in cambio della libertà (fittizia, perché in verità li avrebbe ugualmente legati a lei, ma erano troppo ingenui per comprenderlo): dovevano accettare di immolare uno di loro, trasformarsi in carnefici di un loro fratello, che sarebbe stato masticato da lei per succhiarne la vita e poi rigurgitato perché restasse in vita senza voglia di vivere, ma solo per servirla. Accettarono e come nell’episodio biblico Giuseppevenduto dai fratelli, sacrificarono la vita di uno di loro per la propria. Come morì la vipera? – vi starete chiedendo. Ebbene Dio sapeva quanto accadeva e quanto male la vipera aveva seminato strisciando. Lui la lasciò nel suo covo, dove lei voleva stare credendo di regnare come una regina seduta sul suo trono, sola di una solitudine più che fisica dell’anima, perché sperimentava l’abbandono di Dio; sola a finire i giorni che non erano nemmeno più i suoi. Dio le tolse da bocca la sua ultima vittima, quella che masticava e rigurgitava per tenersi in vita, quella immolata dai fratelli, quella che era certa di aver soggiogato soffocandone finanche il soffio di Dio, ma si sbagliava amaramente. Non erano una vipera a due teste, lei sarebbe morta miseramente staccata da quella creatura che aveva in tutti i modi cercato di fare sua, tracciandone il misero destino per sostituirsi a Dio. Una vipera stanata, si sa, non può più ledere né cogliere di sorpresa nessuno e il demonio si sa odia l’uomo sebbene questi abbia scelto di demonizzarsi e di servirlo, quindi iniziò a darle un anticipo dell’inferno masticandola e rigurgitandola ogni giorno e ogni notte, da lì all’eternità.
Il virus non mi dava tregua, mi colpiva togliendomi il fiato, rumori simili a ruggiti provenivano dalle mie viscere e la tosse era così forte e sorda che la fascia muscolare dell’addome sembrava si stesse strappando poi il tredicesimo giorno lo espulsi tramite diarrea. E così vinsi la mia battaglia !
A dire degli esperti, la vipera non sempre inocula il suo veleno e per almeno il 30% dei casi il suo morso è “secco” e non sempre la dose di veleno iniettata è causa di sintomi gravi e, comunque, raramente questi sono mortali. Quando si è morsi da una vipera si è assaliti da ansia e preoccupazione, che, con ogni movimento concitato, contribuiscono ad accelerare il battito cardiaco e a diffondere il veleno nel corpo; per lo stesso motivo quella che io definisco l’entità pensante Covid-19 procura al corpo nel quale vuole diffondersi crisi respiratorie simili ad attacchi di ansia, incontrollabili, della durata anche di 3 o 5 ore per favorire la sua invasione nel corpo, il tempio dell’anima. Per alcuni il contagio da Covid-19 arriva quando è il tuo momento di combattere il serpente, una sorta di iniziazione, entrare nei COVIDivipere, schiacciarne la testa diventando il calcagno di Colei che vince il serpente!
IL CONTAGIO E LA MALATTIA
Inizia adesso la mia narrazione…
L’entità arrivò da lontano, mi trovò, entrò nel mio corpo fingendosi altro così da non far scattare alcun campanello di allarme e dopo 11 giorni strisciante nel mio corpo come una vipera si mostrò: una cervicalgia da stress, ero certa si trattasse di questo sebbene il mio gatto sentiva nell’aria altro da giorni, sempre alle 4 del mattino e io pure sospettavo si trattasse di altro perché sentivo una presenza alla destra del mio capezzale che mi svegliava… L’entità è pensante perché ti colpisce seguendo un programma di tortura sistematico, lo fa per ore fino a sfiancarti su più punti vitali. Era una feroce lotta contro una forza che vuole impossessarsi di te indebolendo il tuo corpo, ma soprattutto la tua mente fino allo spirito perché questo cada nell’oblio rinnegando Dio. La sentivo tornare per ricominciare a torturarmi, strisciare fino al petto e poi alla gola per bloccare il mio respiro e innescare crisi di panico continue con la febbre alta che mi stordiva, il sudore freddo, la dissenteria, il ciclo mestruale, la tosse forte…così forte che era impossibile contenere le urine, i muscoli addominali credevo fossero per strapparsi in alcuni punti e tossire diventava dolorosissimo, rumori forti come ruggiti li sentivo provenire dalle mie viscere, non riuscivo mai a riposare. Dopo tre/ cinque ore strisciava via a nascondersi in attesa che il mio corpo collassasse. In quei brevi intervalli in cui avevo tregua provavo a prendermi cura del mio corpo e quando mi guardavo allo specchio vedevo il viso di una persona quasi morta, con due occhi infossati e contornati di nero e mi obbligavo a mangiare per non soccombere. In qualche modo mi preparavo a un nuovo attacco, che arrivava puntuale. Attendevo l’entità coi grani del rosario stretto tra le mani, con lo sguardo puntato sull’immagine del Sacro Cuore di Gesù. Durante quelle ore di tortura chiedevo a Cristo di accettare questa mia sofferenza fisica, per la salvezza delle anime e della Chiesa Cattolica, pensando che era una grande opportunità che mi veniva data, quella cioè di dare senso a tanta sofferenza: sentivo la testa come stretta da una morsa che stringeva e la vista si alterava per la pressione alta, facendomi vedere come tante stelline gialle; sul mio corpo comparivano ecchimosi, scariche elettriche attraversavano il mio corpo dalla testa ai piedi e risalivano dai piedi alla testa, erano onde magnetiche che mi facevano sussultare e questo accadde mentre ascoltavo, dal cellulare accanto a me, le preghiere durante la messa di liberazione e guarigione in diretta streaming dal canale youtube dell’Associazione Madonna di Lourdes. Quando compresi che c’era un nesso tra il virus e l’ora nella quale questo puntuale iniziava a torturarmi chiesi ai miei amici in Cristo di pregare per me e loro pregarono per me e invitarono altri a pregare per me perché sentivano, mi dissero poi, che stavo vivendo qualcosa che va al di là dello scibile… Dopo 13 giorni di tortura, privata pure del sonno e sempre stretta alla preghiera scrissi un post su facebook : ero io stavolta ad aspettare l’entità per affrontarla, perché non mi ero arresa e non mi sarei arresa. Quella mattina non arrivò puntuale alle 4, quella mattina era il giorno solenne in cui si festeggia Maria Aiuto dei Cristiani e la Beata Vergine era giunta in mio soccorso quell’esatto giorno e l’indomani alle 4 del mattino l’entità non mi sveglio dalla destra del mio capezzale, ma diede tre colpi ai miei piedi per poi andar via definitivamente, perché da quella mattina io mi svegliai guarita e tre giorni dopo il tampone molecolare confermava la mia negatività al Covid 19. L’entità era andata via definitivamente uscendo per vie naturali. A lode e gloria del Signore!
E fu così che all’alba del Venti.Ventuno da COVIDivipere furono consegnati all’umanità, a velocità supersonica, dei sieri chiamati vaccini, ma che vaccini ancora non erano perché mai sperimentati e, come si scoprì in seguito, incapaci di immunizzare totalmente dalla malattia. Con la promessa che solo con questo siero l’umanità sarebbe uscita dalla pandemia, come nei più bei lieto fine delle favole, iniziò la sperimentazione e si vide il virus Covid-19 mutare per non estinguersi al punto che più la popolazione si “vaccinava” più varianti si sviluppavano e la fine della pandemia diventava sempre più una mera chimera. Il siero di vipera è il veleno che questo serpente rilascia nel suo attacco; la sua azione è paralizzante, blocca la preda e consente al rettile di cibarsene. E’ per questo motivo che considero più corretto per il virus Covid-19 parlare di siero e non di vaccino, perché alle cavie viene inoculato un estratto del virus che genera proteine spike che servono al virus a moltiplicarsi scatenando una risposta immunitaria “pazza” (per dirla in forma spicciola), le persone manifestano alcuni sintomi non per contagio, ma per inoculazione del siero…
Nel 2018 una donna di 72 anni è morta, in Italia, dopo 15 giorni di agonia a seguito di un morso di vipera: vano fu ogni tentativo di rianimarla, la signora a seguito di un’ischemia cerebrale causata dal veleno, non riprese più conoscenza. Per una curiosa coincidenza anche la malattia Covid-19 ha un lasso di tempo di 14 giorni entro cui, raggiunto il suo apice, o resti vivo o peggiori e muori. Per due anni i mezzi di informazione hanno quotidianamente nutrito le ansie e le perversioni delle persone, generando psicosi e panico al punto che quasi tutti facevano i tamponi rinofaringei o gli esami sierologici per sapere se erano positive al virus pur non manifestando alcun sintomo. Le persone si nascosero in covi nascosti al punto da essere denominati “covidioti”.
Con il termine Siero di Vipera si definisce il veleno che questo rettile rilascia nel suo attacco. L’azione del Veleno di Vipera è paralizzante: blocca la preda catturata dal serpente e consente a quest’ultimo di poter cibarsene.
dal web
Nacque il greenpass e le discriminazioni per i non vaccinati al covid iniziarono nel 2022: quelli che non volevano entrare nei COVIDivipere sarebbero stati esclusi da tutto, anche dalla famiglia se necessario. Il siero aveva paralizzato il muscolo del cuore, che in molti si impietrì.